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Cannavaro: «Scudetto o Champions, perché devo scegliere?»

CASTEL VOLTURNO — Non ha dormito con la Coppa del mondo e non ha giocato nel Real Madrid, nella Juventus e nell’Inter, ma Paolo Cannavaro ha qualcosa di prezioso che suo fratello Fabio ha soltanto immaginato e sognato: la fascia di capitano del Napoli. E non di un Napoli qualsiasi: «In questa prima parte di stagione abbiamo dimostrato che qualcosa, rispetto alla scorsa, è cambiato nella mentalità. Avete visto con che piglio abbiamo affrontato Milan e Inter? Con le big ce la giochiamo alla pari. Non so se vinceremo lo scudetto, ma siamo pronti a lottare sino in fondo». Comincia con una promessa l’intervista al difensore più in forma del campionato. Il capitano del Napoli, che è anche un capitano di Napoli: «Una città che porto dentro il mio cuore. Bella e difficile. Solo chi è nato qui può capire cosa vuol dire giocare al San Paolo».

Ecco perché suo fratello adesso la invidia…
«Lui ha vinto tanto, io posso farlo a casa mia».

Prima c’era solo Fabio, adesso si sta prendendo qualche bella rivincita?
«Non è stato facile crescere essendo il fratello di… Tutti tendevano a fare paragoni e invece siamo molto diversi. Fabio è stato uno dei più forti difensori del mondo, come lo è stato Maldini e come lo è ancora Nesta. Noi di calcio non parliamo quasi mai: ho semplicemente cercato di rubargli qualche segreto. Sa cosa mi piace di lui? L’umiltà. Le vittorie non lo hanno imborghesito».

Presto potrebbe toccare anche a lei. Il Napoli è pronto e non è un modo di dire.
«In campo rispecchiamo il nostro allenatore. Mazzarri ha una determinazione pazzesca e nel lavoro è un perfezionista. Non trascura niente e ogni settimana, sin dal mercoledì, studiamo le situazioni di gioco cercando di sfruttare i punti deboli dell’avversario».

Ma è davvero un brontolone come sembra?
«Sul campo pretende attenzione e concentrazione, fuori sa scherzare. E sul piano tattico non ci impone mai niente, ma riesce a convincere il gruppo con la forza delle idee».

Lei che conosce bene entrambi, come fanno De Laurentiis e Mazzari, all’apparenza così diversi, a vivere sotto lo stesso tetto?
«Anch’io con Cristina, mia moglie, vado d’accordo perché sono diverso da lei. Forse il segreto è proprio quello…».

Tutti parlano del trio delle meraviglie, Hamsik-Lavezzi-Cavani, ma la forza del Napoli è anche l’impenetrabilità della difesa.
«Come si dice, gli attaccanti servono per fare gli abbonamenti e i difensori per vincere gli scudetti».

E allora torniamo allo scudetto. Insieme a chi lotterete?
«Alla Juve, che è partita bene e non ha lo stress delle coppe. Ma non mi illudo che le milanesi siano già fuori gioco. Anche la Lazio mi piace: tosta e spesso sottovalutata».

Ha lasciato fuori la Roma.
«Quest’anno mi convince più la Lazio. I giallorossi hanno cambiato tanto e avranno bisogno di tempo. In ogni caso sarà un campionato molto livellato verso l’alto. Non ci sono più squadre scarse».

E la rivelazione?
«Parlerei di conferma: l’Udinese. Logica, tosta, affamata. E occhio alla Fiorentina: è forte e ha qualità».

E se dovesse scegliere una tra Milan e Inter?
«Il Milan mi dà più fiducia. L’Inter, cedendo Eto’o, ha perso tanto».

Nel prossimo ciclo di sette partite in tre settimane, il Napoli si gioca la Champions contro il Bayern.
«Abbiamo fatto tanto contro City e Villarreal, ma ora è arrivato il momento cruciale. I tedeschi sono forti ed esperti: dobbiamo essere all’altezza senza trascurare il campionato».

Che per lei ricomincia con un amarcord.
«Il Parma è la squadra della mia gioventù. Ulivieri, che mi stimava tantissimo, mi portò in prima squadra e poi mi consigliò di trovare un club dove giocare con regolarità. Così andai a Verona: scelta giusta. E sapete chi era il secondo di Ulivieri in quel periodo? Mazzarri…».

De Laurentiis dice che preferisce la Champions allo scudetto. Lei che ne pensa?
«Non so come il presidente possa scegliere. L’Europa ha un fascino speciale, ma anche lo scudetto, per chi non lo ha mai vinto, è qualcosa di inimitabile. Scelgo di non scegliere. O meglio: posso avere tutte e due?».

Da difensore ha marcato Cavani nelle partitelle e Ibra in quelle vere. Chi è più forte?
«Non voglio essere pilatesco, ma un conto sono gli allenamenti e un altro la partita. Tra i due non c’è tanta differenza. Confesso che Edinson mi ha stupito: non credevo fosse così bravo».

E il più forte che ha affrontato?
«Facile, Messi. Ma dopo aver giocato contro il City capisco perché tutti parlano bene di Dzeko. È un centravanti moderno: forte e veloce».

Ma è vero che Napoli spaventa i calciatori: si diceva che Inler fosse perplesso per la spazzatura…
«Rispondo con le parole di Lucarelli: di tutti i pregiudizi su Napoli, non ne ho riscontrato neppure uno. Ai miei colleghi dico sempre: siete arrivati in una città unica. Ma per viverla bene, bisogna fare i napoletani. Altrimenti è dura».

Si spieghi meglio.
«Bisogna calarsi nella realtà, capire lo spirito di questa città, seguirne l’onda».

In fondo, la nota dolente: la nazionale. Prandelli non le ha mai telefonato?
«No e non è tenuto a farlo. Ci mancherebbe altro che il c.t. desse spiegazioni a tutti».

Ma giocare a tre è così diverso che farlo con la difesa a quattro?
«In generale sì, ma non nel nostro caso. Con Mazzarri i tre diventano spesso quattro e i movimenti non sono troppo differenti».

Alessandro Bocci

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