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La Fiorentina tra infortuni… e confusione

La ricerca di un gioco continua, la vittoria contro il Brescia ha migliorato la classifica ma non il gioco. Dall´estate Mihajlovic ha lavorato duro, sia sul campo che davanti ai microfoni ha spiegato a calciatori e media che quello a sua disposizione era un grande gruppo, in grado di arrivare in Champions League o, almeno, quinto o sesto. L´obiettivo era di tornare subito in Europa. E contemporaneamente ai proclami Mihajlovic si è dato da fare per individuare il modulo migliore per i giocatori a sua disposizione, visto che il 4-3-3 annunciato al momento della presentazione si è sgretolato con l´infortunio al ginocchio di Jovetic. Così dal ko di Jo-Jo, l´uomo intorno a cui era stata progettata la Fiorentina, è nato il 4-2-3-1 con Gilardino isolato in avanti e Ljajic dietro di lui in attesa di Mutu che, purtroppo per lui e la Fiorentina, non è mai arrivato.
Quel che salta agli occhi del lavoro di Mihajlovic è la differenza fra una fase difensiva ordinata, attenta, studiata, e una fase offensiva sofferente e, spesso, priva di peso e spessore. Certo ci sono stai gli infortuni, ma ci sono anche i nodi che Mihajlovic non è riuscito a sciogliere. D´Agostino e Montolivo faticano, per caratteristiche, a giocare insieme e il modulo scelto da Mihajlovic non li facilita; l´insistenza con Cerci stupisce perché in qualche occasione è andata a scapito di Santana, certamente più adatto a interpretare il modulo; Ljajic non è un attaccante e fatica quando gli viene chiesto un eccessivo contributo in zona gol; De Silvestri ha latitato per tutto il girone d´andata e spesso gli è stato preferito Comotto; i ritmi di gioco della Fiorentina sono bassi, con poche verticalizzazioni e troppe iniziative demandate al singolo, di conseguenza la palla corre poco.
E´ difficile dire dove arrivano le responsabilità dell´allenatore e dove invece è la squadra a non recepire le direttive del tecnico, quel che è certo è che il gruppo ha dimostrato, con il Brescia in particolare, di essere con Mihajlovic e questo per un allenatore è sempre motivo di orgoglio. La sosta doveva essere il momento per mettere a punto la squadra ma in quei dieci giorni, anziché continuare sulla linea impostata nella prima parte della stagione, Mihajlovic ha cambiato idea scegliendo le due punte e modificando il lavoro tattico.
Dunque la Fiorentina è ripartita da Babacar (non essendoci più Mutu che ieri si è allenato da solo allo stadio) e da una scelta che dovrà essere fatta su D´Agostino perché la sensazione è che giocando a due o a quattro in mezzo al campo l´ex Udinese troverà meno spazio rispetto a Montolivo e Donadel. Lui avrebbe bisogno di una squadra modellata sulle sue caratteristiche ma le scelte di Mihajlovic sembrano andare in direzione opposta. Almeno in attesa del mercato e di un nuovo, possibile, cambio di rotta. E´ chiaro che a metà stagione il tempo dei miglioramenti e delle idee di gioco è passato. Oggi siamo nella fase in cui conta solo la classifica, ma se Mihajlovic non riuscirà a migliorare il livello della sua Fiorentina la stagione resterà amara e peserà la profonda lontananza fra proclami e realtà.

Leonardo Petri – La Repubblica

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