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Facciamo tirare a Cavani anche le punizioni

Diciassette. Non avete capito bene, ripetiamolo, scandiamolo per benino. D-I-C-I-A-S-S-E-T-T-E. Non avete anvora capito. Ripetiamo ancora: diciassette goal alla 22sima partita di campianota, poco oltre la meta’. Gia’ adesso Cavani e’ il quinto marcatore di sempre nel Napoli sul singolo campionato, a un tiro di sputo da Vojak, 22 goal. A un’inezia da Antonio Careca, 19 goal.
Ecco questo e’ Cavani. Il Cavani che mi/ci/vi inorgoglisce napolisti in casa e napolisti in trasferta: dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, per il citare il poeta.
Il top l’ho raggiunto una sera, poco prima di Natale, accompagnando a basket il pargolo maggiore. In un angolo della palestra del nordest milanese c’erano tre o quattro ragazzini che gridavano “Cavani! Cavani! Si gonfia la reteeeee!”

Ho chiesto al figlio se fossero tifosi napolisti, e lui mi ha detto di no -magari!- e cosi’ mi son messo a riflettere sulla fenomenologia del Cavani.
La quale fenomenologia comincia ad appalesarsi con il pareggio 3 a 3 con la Steaua. Mica e’ normale infatti che sui campi di calcio della provincia milanese, dove accompagno il pargolo minore sciaguratamente milanista, si invitino i figlioli pedatori – in svantaggio per 3 a 0 – a prendere esempio dagli azzurri. Ne’ e’ normale per me, dopo 10 anni, ritrovarmi in testa alla classifica d’ufficio, che qui son tutti interisti, piu’ uno juventino che mastica amarissimo.
A Natale son stato a Napoli: mi aspettavo di trovare un Piazza Cavani, un vico Edinson, scene di giubilo, conversioni di massa alle chiese evangeliche. Invece niente, persino al negozietto della Macron le maglie del Matador non erano mica esaurite, anzi.
Il punto, anzi i punti, credo siano due. Il primo e’ che Cavani e’ arrivato un po’ in sordina. Meta’ della piazza l’acclamato subito grande attaccante, l’altra – me compreso – ha storto il naso. Del resto ci si aspettava il crack, il giocatore da 20 goal, si favoleggiava di Gilardino e poi come una bomba ci fu il caso Quagliarella. Sullo sfondo del chiacchiericcio sullo stabiese alla fin fine di Cavani si diceva che certo correva, ma si mangiava goal a valanghe, aveva giocato bene al mondiale pero’ era un po’ falloso, con i ricordi che andavano allo sciagurato 2-1 col Palermo quando inchiappetto’ Maggio – e il Napoli – in piena area di rigore. Ecco, io l’avevo nella lista dei giocatori da NON prendere a fantacalcio, e da quel giorno era definitivamente entrato nella mia lista nera. Poi e’ arrivato, e a cominciato a segnare. Di destro, di sinistro, di testa, su rigore, di rapina in area e di potenza da fuori area, goal banali ed eccezionali, con doppiette e triplette pesantissime, il tutto condito da recuperi straordinari e da assist del tipo “basta spingere”. Io son curioso pure di vedere come tira le punizioni, tanto, peggio di Gargano, non potra’ mai essere. Un bomber assoluto.
E qui c’e’ il secondo punto. Noi non ci crediamo. Non ci capacitiamo che dopo 20 anni abbiamo un bomber vero, anzi un Bomber. Abbiamo paura di crederci, che l’incantesimo si spezzi da un momento all’altro, che la fonte del goal si esaurisca.
Ecco, di Careca ci ricordiamo il colpo sotto, quelle sciabolate che tagliavano l’area e finivano in fondo al sacco, di Krol ci ricordiamo i lanci lunghi di 40 metri precisi sui piedi dell’attaccante -ah se ci fosse lui con il Pocho la’ davanti-,  di Maradona ci ricordiamo che quando toccava la palla lui tutto era possibile, di Lavezzi ci ricorderemo certe sgroppate a lascairsi dietro tutti, compagni e avversari. Di Cavani invece ci ricorderemo che quando la palla la toccava lui la sua sorte era gia’ segnata: in rete.
Eugenio Angelillo
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