ilNapolista

Se Pastore è un fenomeno, allora Cavani cos’è?

Pastore il fenomeno da prima pagina? Soprannominato Huesitos, ossicine, perché magrissimo, il fantasista del Palermo dopo la partita contro la Juve è stato avvicinato ai club più forti al mondo, dal Real Madrid in giù. Ha gongolato Zamparini per questo ragazzo che Maradona definì «maleducato» durante i Mondiali perché giocava senza imbarazzi con la maglia della Seleccion.
Se Pastore è un fenomeno, allora Cavani cos’è? A Cesena ha tirato fuori numeri da fuoriclasse: un rasoterra di sinistro e un pallonetto di destro che hanno mandato in visibilio i mille napoletani sistemati alle spalle di Antonioli, proprio dove il Matador ha fatto lo show. Gli sono bastati meno di trenta minuti per cambiare volto alla partita che rischiava di prendere un brutto sentiero perché gli azzurri sembravano in confusione dopo il gol di Parolo e prima delle mosse che Mazzarri ha dettato dalla tribuna: dentro i due uruguaiani, fate presto. Il colpo Cavani, messo a segno sul mercato dopo settimane di trattative condotte in totale riservatezza, scavalcando l’Inter e un paio di club tedeschi, è stato straordinario.
Cinque gol in cinque partite, oltre alla doppietta in Europa. Con un’accurata gestione delle forze – è importante l’ora di riposo inizialmente concessa da Mazzarri a Cesena – questo ragazzo innamorato di Dio e del calcio può diventare campione assoluto. Per l’uruguaiano ci sono grandi società pronte a mettersi in fila davanti all’ufficio di De Laurentiis, che però con i giovani di qualità vuole rendere sempre più grande il Napoli. Negli ultimi anni della storia azzurra non c’è stato un attaccante che abbia cominciato così bene la stagione. Con un gol a partita e, soprattutto, pesanti. In un mese Cavani ha firmato la vittoria sull’Elfsborg nel playoff di Europa League e il successo sulla Samp.
Ieri a Cesena ha messo il sigillo in calce al secondo consecutivo colpo esterno realizzato dalla squadra. Continuando con questo ritmo, Cavani è destinato a superare il record delle sue reti: ne fece 14 nella seconda stagione con il Palermo. È subito entrato in sintonia – tecnica, non soltanto linguistica – con Lavezzi e ha dimostrato una forte personalità. Bravo ragazzo fuori dal campo e spietato in area. Ieri pomeriggio, dopo il quarto gol, il Botija, il ragazzino com’era soprannominato all’inizio della carriera, ha visto i tifosi in estasi e ha dedicato a loro un sorriso: valeva più di un urlo di gioia.
di Francesco De Luca (da Il Mattino)

ilnapolista © riproduzione riservata