Da sempre, non appena si conclude il campionato, una saracinesca velocemente si abbassa sul mio cervello. E’ difficile che mi lasci coinvolgere dalle ubriacature relative al mercato estivo. Sui giornali, in tv e sul web impazzano notizie e scoop che nel giro di pochi minuti, vengono puntualmente confermate, smentite e riconfermate. Fino a quando, il nostro presunto nuovo acquisto, dopo proclami e messaggi d’amore, viene dichiarato incedibile o passato ad altra società. Penso che se Aurelio avesse acquistato la metà della metà dei calciatori che in questi ultimi giorni sono stati accostati al Napoli, ora come ora, avremmo tre squadre di calcio, un paio di pallavolo e almeno un’altra dozzina tra bocce, freccette e tiro alla fune.
Ciò che mi diverte invece, è rovistare tra le notizie e le dichiarazioni degli addetti ai lavori. Esperti del campo ed ex-calciatori si animano in discussioni che si intrecciano, si slegano e si contraddicono in un lampo. Balotelli, Cassano, Matri, Maxi Lopez, Gilardino, Floro Flores, Holly, Benji e Ian Rush sono protagonisti a loro insaputa, di articoli ed aneddoti che farebbero invidia anche al compianto Maurizio Mosca con le sue famose bombe. Per cui, senza partorire alcun pensiero sull’utilità o inutilità di Toni o sulla pensionabilità di Cannavaro(il fratello di Paolo), mi diverto ogni fine giornata a fare zapping tra i vari siti e blog che si occupano del Napoli e del suo tanto discusso mercato. Li visito tutti, dal primo all’ultimo. Uno sguardo alla grafica ed un altro più distaccato e di scherno a spulciare quelle che sono le notizie più interessanti e discordanti…
Ieri sera però, dopo i forti contrasti di vedute ed opinioni riguardanti Toni ho voluto intraprendere una navigazione ad ampio raggio che ha coinvolto tutti i siti di tutti i club di Serie A. Mi sono soffermato su quello molto compatto del Cagliari o su quello sgargiante del Chievo, per capire se questo masochismo è solo frutto della nostra napoletanità o fa parte di una moda comune. Mentre però, mi stavo perdendo in quelle pazzie dettate dalla mia curiosità, mi è balenato all’occhio un dato oggettivo che esula dai fatti di mercato. In tutti i portali ufficiali e non (eccetto uno) della nostra squadra c’è una mancanza gravissima. Non appare mai il ciuccio! Anatema!
Noi, che ci vantiamo tanto di quanto siano importanti le tradizioni e di quanto siamo legati alla nostra squadra e ai nostri colori, creiamo uno spazio visibile in tutto il globo e dimentichiamo di inserire il nostro simbolo?ohibò!
Sponsor, particelle di sodio che fanno il giro dell’intera home, orologi spaziali, gli abbracci tatuati dei nostri ragazzi, le scarpette bianche di Hamsik, statistiche, notizie, storie ecc. ecc. , c’è veramente di tutto e di più …ma alla fine, il ciuccio dov’è?
Mi ha rattristato constatare che in quello del Catania, i colori sociali sono sovrastati dal noto elefantino, in quello del Bari, il galletto è la prima immagine che risalta e in quasi la totalità dei siti, la mascotte è il punto fermo. Sempre in alto, sempre evidente, sempre in mostra.
Col passare degli anni, purtroppo, ad onor del vero, il nostro ciuchino ha avuto sempre meno risalto, sino a farsi sostituire in maniera quasi definitiva dal marchio( Il marketing è il marketing, eh). Per l’amor di Dio, bella e pura la “Enne”bianca nel suo cerchio azzurro, non c’è che dire, ma è pur sempre una lettera dell’alfabeto. Una su ventuno, no? E’ un quasi numero. E’come se perdesse la propria identità distinta, cosa che invece, l’ex cavallino bianco tramutatosi nello stranoto ciucciariello possiede e conserva dal 1926! Cioè dico, un simbolo che ha accompagnato ognuno di noi sin da bambini, relegato dietro una lavagna e dimenticato lì? Sui diari di scuola, sulle bandiere(vedi foto), sui muri e finanche sulle torte di compleanno(ricordo quella di mio fratello maggiore)c’era il ciuccio, mostrato sempre con simpatia ed orgoglio. Ricordo anche per strada, un mio compaesano che portava a passeggio il suo animale da soma con una sciarpa azzurra al collo… ma che fine ha fatto pure lui? Addirittura nel campionato 82-83, su quella casacca azzurra metallizzata di dubbia bellezza, era ben lampante il facciotto dell’asinello che si mescolava alla N sopra lo sponsor Cirio. Perché non c’è più? Chi l’ha rubato? Bisogna rivolgersi a “chi l’ha visto?”? Oggi purtroppo è in via d’estinzione. Anche tra la gente, tra i tifosi, allo stadio è più che mai una rarità. Mi capita di notarlo infatti, solo su qualche sporadico striscione con la lingua penzoloni, mentre si rilassa dietro un lupo verde o una vecchia e cadente zebra. Punto.
Per fortuna c’è sempre qualcuno attento che mi smentisce. Mentre scrivo e scorro le pagine di questo portale infatti, da lassù, appoggiato con un orecchio sulla “N”e con un muso arancione, uno sguardo simpatico e vispo mi riconcilia. E’il ciuccio del Napolista. Unico superstite.
Caro Aurelio, prima di acquistare un bomber, trattare un difensore e produrre il prossimo cine-panettone, al mercato ricompraci il simbolo della nostra storia, quella storia che va difesa e conservata. Già c’avete tolto Carmando, almeno il ciuccio, almeno lui, riportacelo indietro e imponilo sul web( possibilmente senza il limite posto dai diritti d’immagine).
I cori cambiano, le maglie si stingono, i calciatori, i dirigenti, gli allenatori, i presidenti e i tifosi si susseguono, ma l’asinello è l’unica immagine che resta…non sarà oggetto di grandi liti e divertenti discussioni, ma mi manca…più di Toni.<em>
</em><strong>Gianluigi Trapani
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Ma che fine ha fatto
il nostro amato ciuccio?
Gianluigi Trapani ilnapolista © riproduzione riservata