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Sono tornato al San Paolo con mio nipote Giupy

Sono tornato al San Paolo. Ho rivisto i colori della curva. Giovedì sera bellissimi. Dopo otto o nove anni. Da quando, trascorsi oltre quarant’anni di militanza attiva

Sono tornato al San Paolo con mio nipote Giupy
foto Hermann

Sono tornato al San Paolo. Ho rivisto i colori della curva. Giovedì sera bellissimi. Dopo otto o nove anni. Da quando, trascorsi oltre quarant’anni di militanza attiva, mi sono lasciato sedurre da Sky. Dalla poltrona. Dalle pantofole. Ci sono tornato spinto da un dovere familiare: iniziare il mio nipotino all’emozione da stadio. Soli sette anni. Già tifoso azzurro in servizio permanente effettivo. Non volevo che si facesse l’idea che il calcio è solo uno spettacolo tv. Come Tom e Jerry. O come il gatto Silvestro.

Avevo dimenticato il sapore dei cori. L’efficacia liberatoria e salutare dell’urlo «gooooool» (su cui ho scoperto essere Giupy già esperto). Sostituito dai soliloqui salottieri. Siamo stati fortunati, io e Giuseppe intendo. La partita è stata bella ed emozionante. Vai sotto. Sbagli un rigore. Poi vinci tre a uno. E per giunta vanno in goal i tre moschettieri del Napoli. Che vuoi di più dalla vita?

Subito due osservazioni. La prima su Hamsik. Se ancora ci fosse un dubbio ha dimostrato di essere un cavallo di razza. Non attraversa un particolare periodo di forma. Sbaglia un rigore quando siamo sotto di un gol. E riesce a trovare subito il tempo dell’inserimento per uno dei suoi micidiali colpi di testa. Chapeau. Quanto detto per Hamsik si estende alla personalità del collettivo. Confesso che dopo il rigore sbagliato temevo un tracollo. E già pensavo «ma guarda se proprio stasera dovevo portare il bambino allo stadio». Invece la squadra ha reagito con grande autorità. Questo aspetto, a mio avviso, va ascritto tutto a merito di Mazzarri. Quagliarella, liberato finalmente dall’ossessione di essere prima punta, ha fatto un gol da prima punta. E in occasione della rete del pareggio ha «azzeccato» la palla sulla testa di Hamsik con un movimento da campione. L’idea di Mazzarri di limitare i rientri di Lavezzi sembra funzionare. Non vorrei fosse l’uovo di Colombo. Utilizzare il Pocho negli ultimi trenta metri. E non è ancora al top della forma. Lo si vede dal fatto che nell’uno contro uno non affonda sempre lo spunto. Comunque bellissimo il suo gol. A proposito del quale metà del merito è di Campagnaro. Che Mazzarri ha trovato modo di utilizzare al meglio. La difesa ha fatto diligentemente la sua parte. Certo sulla rete di Chiellini… Ma quando si vince si diventa indulgenti.

Una riflessione di carattere generale. So bene che il mondo degli esperti «veri» ci spiegherà che la Juve di quest’anno è un pianto. Che nei secondo tempo è scoppiata. Ed altre amenità utili a guastare la festa a quelli come me. Per i quali quando si vince 3 a 1 c’è ben poco da dire. Certo un competente doc di calcio ha sempre qualche critica da fare. Se vuoi la patente di vero esperto di calcio devi osservare alcune norme basilari. Mai ammettere che la partita è stata preparata dall’allenatore e interpretata dai calciatori alla perfezione. In tal caso passi per un tifoso dozzinale. Reso orbo dalla passione per la squadra del cuore. Il calcio è una scienza esatta. E come tale va trattata. Se vuoi affermare la tua qualifica di tecnico acuto devi sempre indicare un «esterno che non spingeva abbastanza». «Una mezza punta che gioca troppo di punta». E se proprio sei a corto di argomenti te la puoi sempre cavare ricorrendo allo «scarso sfruttamento delle fasce». Io che non sono un esperto doc dico che mi sono divertito da morire. E Giuseppe più di me. Tanto che alla fine della partita mi ha detto «nonno, io porto fortuna al Napoli. Veniamo a vedere anche la partita con il Catania?». Francamente non so se potrò accontentarlo. Ho un’età e lo stadio è bello ma stanca. <em>(tratto dal Mattino del 27 marzo)

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