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Contro il Crotone il Napoli di domani, con Insigne e Milik

Lorenzo e Arkadiusz rappresentano il futuro a lungo termine di questa squadra. E Mertens? Vorremmo che rimanesse ma dobbiamo ragionare con la testa.

Contro il Crotone il Napoli di domani, con Insigne e Milik

In love with Dries (però…)

Dries Mertens, ieri, ha cominciato in panchina. Insigne, invece, era in campo. Per qualcuno è giusto, per qualche altro no. È il bello del calcio. Però, ora, facciamo una cosa. Fermiamoci un attimo, sediamoci, spegniamo il cuore e iniziamo a ragionare solo con la testa. Questa scelta tattica e tecnica, per il Napoli del futuro, del futuro anche prossimo, è una cosa sacrosanta. Una cosa da fare, da riproporre, da affermare come realtà. Adesso vi spieghiamo perché.

Dries Mertens è l’uomo simbolo di questa stagione. Un calciatore fantastico, un belga che ha voluto diventare napoletano, una specie di pepita d’oro nascosta sul letto del fiume della Eredivisie e raccolta da Benitez, prima della lucidatura definitiva con Sarri. Un processo lungo, esploso quest’anno con la trasformazione in attaccante. Con la creazione di una variabile tattica, con uno spostamento che non si doveva verificare e invece si è verificato, vivaddio.

Però, la domanda che ci siamo posti: è una cosa definitiva? Cioè, da oggi Mertens è un centravanti e basta? E sarà un centravanti del Napoli ancora per quanto tempo? Se la risposta è sì, scatta immediata una perplessità: ma davvero il Napoli del prossimo anno dovrà partire con l’idea di affrontare due competizioni di altissimo livello (si spera campionato e Champions) con Mertens titolare al centro dell’attacco, o a contendere il posto a Milik? Lo stesso Mertens, il Mertens che rinnoverà il contratto a una cifra altissima, sarà disposto a tornare a giocarsi il ruolo di esterno con Insigne e a lasciare il suo posto al centro dell’attacco ad Arkadiusz Milik? Tutto questo, tra l’altro, a trent’anni compiuti.

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Perplessità di mercato

Come avete visto, non abbiamo (ancora) parlato di cessione. Un’ipotesi che facciamo finta di non voler considerare, se non a una cifra alta (diciamo 30 milioni?). Ma è una ipotesi in campo. Però, anche con Mertens al Napoli, si aprirebbe una spirale di mercato da affrontare con attenzione. Da una parte, una stagione da 20 gol di cui «non si può non tener conto». Parole di Sarri. Lo stesso Sarri che, però, ha anche sottolineato che Milik «ha bisogno di allenarsi, perché deve essere al 101% l’anno prossimo».

Cioè, come dire: il Napoli di ieri, al di là di Pavoletti titolare – ne parleremo -, è il Napoli del futuro. Con un centravanti vero, con Callejon e con Insigne. Un Insigne che, come scritto da Alfonso Fasano ieri, se è davvero questo, allora non può e non deve mai uscire dal campo. Le parole di Sarri, le sue scelte, sono un messaggio a Mertens: quest’anno sei stato fondamentale per noi, ma ora dobbiamo pensare anche al domani. E il domani non può prescindere da un centravanti di ruolo, che deve essere Milik. Tu, Dries, sei una splendida alternativa nel ruolo di centravanti e continuerai a giocarti il posto, nel tuo ruolo vero, con il miglior Insigne possibile. È una roba da grandissime squadre, in quanto a qualità complessiva e di tutte le eventuali combinazioni. Del resto, il Napoli non può che aspirare a questo: essere una grandissima squadra, avere le alternative da grandissima squadra. Potersi permettere delle rotazioni senza pensare a chi resta fuori che ci resta male.

Consapevolezza ed età

Ecco, questo è il messaggio: Mertens, sii consapevole. Del fatto che, nonostante quest’annata, tu l’anno prossimo potresti star fuori. Fuori non nel senso di sempre in panchina, ci mancherebbe, ma potrebbe succedere che lo splendido exploit di quest’anno resti un fatto isolato e che Milik riprenda a macinare gol come a inizio stagione. A quel punto, uno di 23 anni non lo togli dal campo. Perché è giusto così.

Stresso discorso per Insigne, che di anni ne compirà 26 tra poco ed è in pienissima ascesa. Come mai prima d’ora, tra l’altro. Mai così importante, mai così determinante, mai così (pure) bello a vedersi. È il futuro del Napoli, molto più di Mertens. Una questione di tempo, di cui Dries deve essere al corrente. Proprio perché siamo innamorati di lui, vorremmo che rimanesse qua cosciente del suo ruolo. Di quello che è, del patrimonio tecnico che rappresenta in rapporto ad altri calciatori.

Lo scenario ideale

Ecco, l’abbiamo scritto: vorremmo che rimanesse qua. In una squadra che mai, prima d’ora, aveva avuto questa profondità d’organico. E che deve costruire proprio su questa dimensione di ampiezza, diminuendo i punti deboli e aumentando quelli forti. Mertens può rappresentare una risorsa importante per il domani, ma la sua valorizzazione tecnica diventa prioritaria rispetto a quella di Milik solo nel caso in cui, a settembre prossimo, ci rendiamo conto che con il polacco in campo il Napoli non segna mentre con Mertens si vince.

Ecco, questo è il punto: spegniamo il cuore e usiamo la testa vuol dire dimenticarsi, a luglio 2017 e con Mertens a Dimaro, che Mertens è titolare inamovibile al centro dell’attacco. Lo è oggi, domani la storia potrebbe cambiare. Per “colpa” di Milik, per colpa di Pavoletti che – si spera – sarà finalmente addentro ai meccanismi di questa squadra. Per colpa, oppure, di chi sostituirà l’ex Ajax e/o l’ex Genoa. Non bisogna radicarsi a Mertens, questo è il senso. A questo Mertens, frutto di una felice intuizione tattica ma anche un’esperienza non verificata sul lungo periodo. Non bisogna radicarsi a un calciatore che, per tanti motivi, non può rappresentare il futuro lontano del Napoli. Quello a cui questa squadra deve tendere sempre, costruendo sé stessa. Con Milik, Insigne, Rog, Diawara, Zielinski. E Mertens, magari. Alle nostre condizioni, però. Che sono le condizioni del buon senso. 

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