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I 55 cross danno l’idea di un Napoli ripetitivo e poco brillante

Napoli-Palermo, l’analisi tattica. Il Napoli gioca una partita sul filo sottile tra la vittoria con dominio e il pareggio inopinato, tra sfortuna e demeriti.

I 55 cross danno l’idea di un Napoli ripetitivo e poco brillante

L’analisi tattica di Napoli-Palermo è chiedersi perché un Napoli non lontano dalle sue esibizioni migliori non sia riuscito a vincere la partita. Sul Napolista, in un modo o nell’altro, abbiamo sempre sostenuto che i numeri non mentono mai. Ovviamente, è una forzatura che diventa realtà sul lungo periodo. Sul corto, tipo una sola partita, non sempre le migliori performance portano a un risultato certo. Napoli-Palermo è un esempio assoluto di questa teoria. 75% di possesso palla, 19 conclusioni verso la porta a 3, 14 azioni in open play a 2. I numeri di un dominio.

Il match di ieri sera è vissuto sul filo sottile del gol, quello che divide la vittoria meritata e assoluta dall’inopinato pareggio casalingo. Il Napoli si è fermato lì, tra l’altro su una delle conclusioni più forzate (quindi, sbagliate come principio) dell’intera partita. Una delle 7 scoccate da fuori area. Un numero importante perché ne individua 12 dall’interno dei 16 metri. Sotto, tutte le conclusioni della squadra di Sarri.

In rosso le conclusioni fuori, in blu quelle finite nello specchio della porta; in grigio quelle bloccate, in giallo il gol di Mertens.

In occasione dell’ultimo pareggio interno contro il Sassuolo, scrivemmo che il Napoli non era riuscito a costruirsi occasioni pulite davanti alla porta. Ecco, ieri sera questo problema è stato superato, non è esistito. Il Napoli, come detto, è riuscito a concludere per 12 volte dall’interno dell’area di rigore. Di queste 12 conclusioni, solo 2 sono state ribattute. Altre 6 sono entrate nello specchio della porta, per un totale del 50% di shot accuracy. Il resto l’ha fatto la serata di grazia di Posavec.

Certo, c’è una differenza sostanziale tra le conclusioni tentate dal Napoli e quella trasformata in gol da Nestorovski. Semplicemente, la sua “pulizia” di fondo. Il fatto che le prime arrivino in una situazione di assoluta densità difensiva e quella del centravanti macedone sia un duello a tu per tu a pochi metri da Reina. Al Napoli, se vogliamo, è mancata la capacità di liberare un proprio uomo offensivo di fronte alla porta in maniera continua, ripetuta. Quando c’è riuscito, ha trovato Posavec. Quando non c’è riuscito, anche se 12 tiri dall’interno dell’area non sono pochi, è stato soprattutto per due motivi: mancanza di brillantezza, ovvero fantasia, in alcuni momenti della fase offensiva e atteggiamento esclusivamente protettivo da parte degli avversari. Che, ricordiamolo sempre, vanno in campo esattamente come noi. E qualche merito ce l’avranno pure.

Lo sviluppo dell’azione durante Napoli-Palermo. Due immagini praticamente consecutive. Nel primo frame, impostazione bassa del Napoli e nessuna pressione degli avversari. Nel secondo frame, le due linee da quattro e cinque uomini dei rosanero disposte in area su un’azione esterna di Hamsik.

L’inutilità dei cross

Quando parliamo di mancanza di brillantezza, della carenza di fantasia, facciamo riferimento alla sensazione di ripetitività che accompagna il gioco del Napoli in certe partite. Al di là della costruzione della manovra – fondamentalmente uguale a se stessa, orientata sempre a partire dal basso, a coinvolgere armonicamente tutta la squadra -, il Napoli di ieri ha provato a trovare sbocchi soprattutto sugli esterni. Una conseguenza naturale, dato lo schieramento del Palermo (come visto e spiegato sopra). Una soluzione che, però, è andata a sbattere – nella maggioranza dei casi – sull’assoluto predominio aereo dei due centrali del Palermo. Se non su di loro, sulla densità in area della formazione rosanero, che a una difesa a quattro schiacciata tutta quanta all’interno dei sedici metri aggiungeva i centrocampisti nelle situazioni in cui il Napoli riusciva a sfondare sulla fascia.

La scelta di Lopez è stata chiara: piuttosto che attaccare i portatori di palla, muovere due o tre uomini a chiudere sull’esterno, lasciamo liberi i calciatori del Napoli al cross e occupiamo tutti i possibili spazi per la ricezione del pallone in area. In questo modo, i 55 (!) cross tentati dal Napoli sono risultati sostanzialmente inutili. Una soluzione ripetitiva, lo scriviamo ancora. Addirittura 23 di questi sono stati tentati dal solo Ghoulam. Sotto, il campetto posizionale dei suoi tentativi. In rosso quelli sbagliati, in blu quelli riusciti. La percentuale è estremamente negativa: quelli riusciti sono solamente 3, ma non hanno portato a vere e proprie occasioni da gol.

L’ingresso di Pavoletti

Sarebbe cambiato qualcosa con un ingresso anticipato di Pavoletti? Sarebbe potuto cambiato qualcosa con l’ingresso di Gabbiadini? Ovviamente, sono domande a cui è impossibile dare risposte vere e proprie. A fine partita, Sarri ha spiegato ai giornalisti come il Napoli non si sia ancora potuto adattare al gioco del centravanti livornese, abituato a essere servito con palloni alti all’interno dell’area di rigore. Una differenza sostanziale rispetto a Milik, Gabbiadini o Mertens, ma pure allo stesso Higuain dell’anno scorso. Tutti attaccanti che, per caratteristiche tecniche e fisiche, prediligono il pallone veloce sul primo palo piuttosto che un traversone a cercare l’elevazione di testa. Probabilmente, solo Milik ha skills più adatte a ricevere servizi di questo tipo. Però il Napoli non ha fatto in tempo a metabolizzare il suo gioco che il polacco era già in sala operatoria per il legamento crociato.

Il paradosso, analizzando i dati, riguarda il numero dei cross del Napoli dal momento dell’ingresso di Pavoletti. Ghoulam, nei 35 minuti (recupero incluso) con l’ex Genoa in campo, ha scodellato al centro appena 7 palloni. La proporzione è la stessa anche per la squadra: i cross al centro, al di là della qualità (ovvero, del tipo di pallone lanciato dalla fascia, alto o basso oppure teso o morbido che sia), sono stati in tutto  19. Di questi, 3 sono arrivati dalla bandierina.

Mertens è il più vivace

La spiegazione, oltreché nella stanchezza e nell’ansia per il risultato che stava sfuggendo, si potrebbe ricercare nel differente set di movimenti del numero 32 e nel cambio di posizione di Mertens. Il belga, nettamente il più vivace della squadra di Sarri (8 conclusioni verso la porta, quota record in campo), si è via via allontanato sempre di più dalla posizione di affiancamento a Pavoleti, che invece di aprire il gioco sugli esterni fungeva da riferimento centrale. Il Napoli, nell’ultimo periodo di gioco, ha spostato l’asse della creazione della manovra dalle fasce al centro, finendo per sfavorire la sua stessa scelta tattica (Pavoletti, appunto). Al di là del tiro da fuori di Zielinski, la più grande occasione del finale nasce comunque da un cross dalla sinistra. Insigne, a tu per tu con la porta, non è riuscito a toccare il pallone con la giusta decisione.

Il gol del Palermo

Chiudiamo con l’analisi veloce della rete dei siciliani. Che, in qualche modo, ha finito per condizionare la partita in maniera assoluta. Tutto nasce da un’idea intelligente: muovere la difesa del Napoli in occasione di un calcio d’angolo. I calciatori del Palermo, piuttosto che cercare un cross al centro contro una squadra rinculata a ranghi completi, ha deciso di far girare palla sull’altro lato. In questo modo, la linea del Napoli (come da atteggiamento conclamato), si è alzata per tentare il recupero palla immediato.

A quel punto, come contro il Sassuolo, un pallone che taglia perfettamente l’area di rigore può diventare pericolosissimo. Bravissimo Rispoli a indovinare il giro; pigro Hysaj nella marcatura su Nestorovski, che non può essere in fuorigioco perché parte da dietro ed attacca la porta coi tempi giusti.

L’unica azione da gol costruita dal Palermo in tutta la partita. Il calcio è strano, soprattutto perché a volte non c’è giustizia. Al Napoli è mancato solo un (altro) gol. Una sfortuna, ma pure un demerito: andare sotto, anche quando sei molto più forte dell’avversario, non è mai una cosa positiva. Ieri sera abbiamo avuto la massima dimostrazione di questa teoria.

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