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I tifosi del Napoli e il biscotto del Bar Diodato

La protesta dei tifosi del Napoli per il rincaro degli abbonamenti riporta alla memoria una lezione di vita ricevuta da bambino.

I tifosi del Napoli e il biscotto del Bar Diodato

L’aumento dei prezzi degli abbonamenti per la nuova stagione, ed il prevedibile stuolo di critiche di tantissimi tifosi napoletani alla società, mi hanno riportato alla mente un episodio della mia infanzia. Uno di quelli che segnano un’esistenza.

Avevo poco meno di dieci anni, nella casa della mia nonna materna, in via Pietro Mascagni, al Vomero. La porta del corridoio è perfetta per giocare a calci di rigore ed io e mio cugino abbiamo una banconota da mille lire in tasca, frutto di qualche regalo recente. Sguardo d’intesa. Serve una mini-ball, una di quelle pallette tipo Super Tele in scala, che rimbalzi come si deve e faccia danni limitati a quelle oscene piante grasse cui mia nonna si ostina a tenere tanto. Così scendiamo in fretta, ascensore a dieci lire, soldi pronti, attraversiamo la strada e ci apprestiamo ad affrontare la nostra prova del fuoco: il Tabaccaio – un signore che ricordo scuro, bocca sempre serrata, di poche parole. “Una mini-ball, per piacere! – ordina mio cugino con la sua proverbiale sicurezza da istrione, indicando la cesta con le pallette e allungando la banconota.

“Mille e cento lire” risuona il Tabaccaio, squillante e profondo come una tuba. Mille e cento lire? “È aumentata”. La Banca d’Italia, il cambio sul dollaro, l’inflazione o qualche bastardo giocattolaio ci avevano aumentato la mini-ball nottetempo.

A quel punto siamo senza speranza e senza strategia. Nessun piano B. In mio cugino si fa strada l’ultima risorsa possibile, il ghigno del dolore degli innocenti, la voce rotta dalla disillusione del bimbo violato nella sua infanzia: “Peccato… Ho solo mille lire…” gli viene fuori, e siamo tutti in attesa della certa clemenza.

Il Tabaccaio rialza lentamente il volto immerso nel suo cappotto scuro e sentenzia: “E vatte accattà ‘o biscotto d’o Bar Diodato”. Bar Diodato, imperituro simbolo all’angolo di via Mascagni, con le sue esotiche bottiglie di liquori mostrate in vetrina.

Andammo via non solo senza mini-ball, ma consci di aver subito la prima vera sconfitta dialettica della nostra vita, gioco e incontro; eppure non eravamo tristi. Sentivamo che quelle appena ascoltate erano parole che avrebbero sfidato i secoli, e tant’è, qualche decennio lo hanno già forato.

Noi il biscotto non ce lo andammo a comprare. Ma lo immaginammo. Uno, monolitico, enorme, quadrato, un biscotto unico da mille lire. Un biscotto neoplatonico.

Una volta a casa arrangiammo con una palla di carta stagnola. Il richiamo dei rigori non dava tregua. Gli orrendi cactus bonsai di mia nonna furono mozzati dai nostri tiri uno dopo l’altro.

Ci divertimmo. Senza mini-ball. Ed imparammo che, per tutto il resto, c’è il Bar Diodato.

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