ilNapolista

Lo scivolone del “premio Facchetti” a Donadoni

Lo scivolone del “premio Facchetti” a Donadoni

Questa mattina è stato assegnato il premio della decima edizione de “Il bello del calcio”, premio nato nel 2006 per volontà della Gazzetta dello Sport con l’obiettivo di ricordare Giacinto Facchetti bandiera dell’Inter e della Nazionale. Un premio che il primo anno – 2006 – fu assegnato al paraguaiano Julio Gonzalez cui nel 2005, mentre giocava col Vicenza, fu amputato un braccio in seguito a un incidente stradale. Nell’albo d’oro della manifestazione c’è anche Michel Platini. Quest’anno il premiato è Roberto Donadoni. Oggi il figlio di Facchetti, Gianfelice, ne scrive sulla Gazzetta. Donadoni ha tanti meriti, è sempre stato uno sportivo modello in campo e fuori. A Napoli visse una parentesi poco felice ma non è questo il punto. 

La Gazzetta scrive che “la scelta è ricaduta su Donadoni visto che il tecnico ha trascorso l’ultima stagione a pensare più alla situazione extra-campo che alle vicende tecnico-tattiche del Parma. Il fallimento della società emiliana non gli ha però negato la possibilità di portare la sportività e l’orgoglio dei suoi giocatori in giro per l’Italia in ogni domenica”. Ci sono anche altre cose da dire. Il fallimento degli emiliani, come si è saputo dopo, non è avvenuto in maniera sorprendente – ma in questo Donadoni c’entra poco – ricordiamo però che Donadoni è anche l’allenatore che lo scorso anno al termine di Parma-Napoli parò ai microfoni di tutt’Italia di vergogna, di calciatori del Napoli che avevano espressamente chiesto ai suoi giocatori di farli vincere. Salvo poi rimangiarsi tutto 24 ore dopo. Mentre i giornalisti di tutt’Italia si spingevano persino a chiedere squalifiche per il Napoli.

Ora il Napoli non è il centro del mondo. L’accusa di vittimismo è sempre dietro l’angolo. Il punto, invece, è che il calcio è una faccenda troppo seria per sprecare occasioni simili. In quella circostanza Donadoni fu poco esemplare. Premi del genere sono appuntamenti importanti per mostrare il volto non ipocrita del pallone, tra l’altro a pochi giorni dall’attentato di Parigi che ha coinvolto anche il calcio. Altrimenti è inutile. Quest’anno il premio ha perso una buona occasione sia per la memoria di Facchetti sia per il calcio italiano che già deve convivere con vertici troppe volte protagonisti di dichiarazioni razziste, antisemite e sessiste. Almeno i premi “etici” diamoli a chi si comporta realmente in maniera diversa. Altrimenti è inutile.

ilnapolista © riproduzione riservata