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Il silenzio stampa è l’antitesi della leggerezza del Napoli di Sarri

Il Napoli ha un potenziale comunicativo enorme, che non viene sfruttato. Quest’anno tutti si aspettano una maturazione soprattutto mediatica

Il silenzio stampa è l’antitesi della leggerezza del Napoli di Sarri
Maurizio Sarri Photo Matteo Ciambelli

Calvino e Gorgona

In uno dei suoi scritti più famosi, Italo Calvino parlò della leggerezza come principio cardine della scrittura. Per introdurre il tema raccontò del famoso mito di Perseo e Medusa, la terribile Gorgona che al posto dei capelli aveva un mucchio di serpenti intrecciati, e capace di trasformare in pietra chiunque provasse a guardarla negli occhi.

Perseo però riuscì a decapitarla senza incrociare il suo sguardo. Usando uno specchio per guardarla riflessa; poi si nascose la testa di Medusa in un sacco e la usò come arma per i suoi nemici: invece di combatterli, Perseo tirava fuori la testa del mostro, quelli la guardavano e un attimo dopo i nemici si trasformavano nella statua di se stessi.

Diventavano di pietra, la pesantezza più irreversibile, contro la leggerezza di Perseo che invece con il suo specchio e la testa nel sacco, sfrecciava per il cielo sul suo cavallo alato.

Qual è, oltre alla pesantezza, l’altro elemento che più di tutto distingue noi esseri umani, vivi, pensanti e mobili, da una statua?

Il silenzio.

Il Napoli di oggi

Da che ho memoria, da quando ho iniziato a tifare (sono un post maradoniano) serpeggia nell’ambiente Napoli – tra i tifosi ma anche sulle pagine dei più importanti quotidiani della città – la voglia di essere, in ogni caso, sempre, la statua di se stessi.

Il problema è che non solo questa attitudine è fortemente anacronistica, ma anche molto, ma molto lontana dal Napoli di oggi, da quello che vediamo in mezzo al campo.

La prima volta che mi sono reso conto che questo Napoli stava iniziando qualcosa di davvero rivoluzionario, è stato durante il primo tempo di un ormai lontanissimo Napoli Sampdoria.

Ho visto la leggerezza pura, passaggi di prima e rapidità, una precisa idea di calviniana sottrazione di corpi in favore di un’estetica precisa.

Il Napoli distrugge davanti alle telecamere quel che costruisce in campo

Il Napoli, oggi, diverte perché gioca con la serietà di un bambino che costruisce castelli di sabbia in riva al mare: ne innalza di bellissimi ad ogni azione, chirurgico e spensierato, sulla nostra spiaggia rettangolare che dura novanta minuti, ma poi è il Napoli stesso che distrugge quei castelli, davanti alle telecamere.

La soluzione però non è il silenzio.

E non perché ci teniamo così tanto a sentire le solite frasi di circostanza di alcuni tesserati o le poche (sempre più poche) domande sul calcio che rivolgono a Sarri.

Il problema è che il Napoli delle telecamere, al netto di un evidente miglioramento nella gestione dei social negli ultimi mesi, è sempre più distante dal Napoli del campo da gioco.

Sarri è un’occasione comunicativa

Il silenzio stampa, soprattutto quando non si ha nessun motivo preciso per cui attuarlo, è quanto di più lontano ci sia dalla comunicazione moderna: è un prendersi così tanto sul serio da sembrare antipatico, snob. Distante. Il gioco di Sarri, il sarrismo, come qualcuno inizia a definirlo, è l’esatto contrario di questo atteggiamento. E sarebbe bello se venisse compreso anche dai vertici della società: Maurizio Sarri è una interessante occasione comunicativa che ci è stata offerta, e non dovremmo sprecarla con i silenzi stampa più o meno immotivati.

Chi scrive trova inspiegabile che proprio quest’anno che qualcuno ci dà favoriti per la vittoria finale (quante volte ci siamo, giustamente, lamentati che il Napoli non venisse mai preso in considerazione?), alla prima di campionato, nessuno parli, come se si guardasse addirittura con sospetto chi adesso, criticamente, si è schierato al nostro fianco, come se davvero questo potesse destabilizzare l’ambiente prima di uno snodo già fondamentale della stagione; come se davvero, oggi, qualcuno ancora credesse alla favola che se nessuno parla tutti sono più concentrati.

Come se davvero, oggi, potesse esistere il silenzio.

Davvero qualcuno vuole stabilizzarci? E chi?

Come se l’unico modo per vincere fosse quello di rimanere chiusi in se stessi perché qualcuno ci vuole destabilizzare. Ma poi chi ci vorrebbe destabilizzare? E perché, precisamente?

Non dico che i motivi del silenzio stampa siano questi, ma è già molto grave che possa anche solo lontanamente passare questa idea; è molto grave che tacitamente sia la società stessa a seminare questo sospetto.

È grave perché siamo nel 2017, è grave, e mi fa arrabbiare, perché Napoli, e il Napoli, ha un potenziale comunicativo enorme.

È questo – sempre questo! – il nostro punto debole: l’equivoco che essendo De Laurentiis un uomo di cinema di successo sia di conseguenza anche un grande uomo di comunicazione, quindi dobbiamo fidarci di lui. No, non è così. Quelli del cinema e della comunicazione due mondi totalmente diversi.

Reina

L’unico vero comunicatore che abbiamo nel nostro Napoli è Pepe Reina. Sempre lui, il leader, quello che ha più followers di tutti sui social network e quello che ha capito una cosa fondamentale: bisogna parlare sempre, ma senza mai prendersi troppo sul serio.

Non credo, quindi, che sia frutto del caso il fatto che proprio lui sia considerato leader indiscusso da stampa, tifosi e compagni di squadra tanto da perdonargli, nei fatti, qualsiasi leggerezza sportiva.

Chi di dovere, rifletta su questo aspetto.

Insomma, io credo che a livello comunicativo, la stagione del Napoli non sia iniziata nel migliore dei modi. Eppure c’è una parte di me (la parte più tifosa) che pensa che questo silenzio stampa sia solo una scelta episodica, relativa alla partita col Nizza, un vecchio vizio dell’anno passato (disastroso a livello comunicativo!) che la società vuole togliersi in bellezza, magari passando il turno con una bella prestazione: l’ultima gustosa sigaretta prima di buttare via il pacchetto.

In un anno in cui tutti si aspettano da noi il salto di qualità, la società deve capire che, anche se nessuno lo dice (alludere a qualcosa è molto più efficace che dirlo: vecchio trucco della comunicazione), tutti si aspettano una maturazione soprattutto mediatica.

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