Sei città e nove stadi ultramoderni: il Marocco vuole rendere indimenticabile questa Coppa d’Africa (Le Parisien)

Il presidente della Federazione Reale Marocchina di Calcio Lekjaa dichiarò all'Equipè: «Lo standard di questa edizione non avrà nulla da invidiare a un Europeo o a una Coppa del Mondo»

Coppa d'Africa

Db Pretoria 13/06/2010 - mondiali Sud Africa 2010 / Serbia-Ghana / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Ghana

La Coppa d’Africa 2025 si apre sotto il segno dell’ambizione. Il Marocco vuole trasformare questa edizione in un punto di riferimento assoluto per il calcio africano. Ne parla Le Parisien.

Coppa d’Africa 2025: le ambizioni del Marocco. I dettagli

Si legge su Le Parisien:

Citius, Altius, Fortius. E se la Coppa d’Africa decidesse di giocare sul terreno dell’olimpismo, prendendo in prestito per un momento questo motto che vorrebbe fare suo dal 21 dicembre al 18 gennaio? Più veloce, più in alto, più forte: ecco, in sostanza, dove il Marocco intende portare la Can 2025 che si apre questa domenica in grande stile a Rabat, quasi due anni dopo l’incredibile edizione organizzata in Costa d’Avorio.

Lekjaa: «Nulla da invidiare a un Mondiale»

Il Marocco vuole cambiare dimensione, portare in alto i colori del Paese e della Coppa d’Africa, e intende affermarlo innanzitutto attraverso le proprie infrastrutture. Cinquantadue partite, sei città e soprattutto nove stadi, ristrutturati o completamente nuovi, ultramoderni come il Prince Moulay Abdellah Stadium di Rabat, teatro della gara inaugurale e della finale. L’esigenza strutturale che il Paese si è imposto è oggi paragonabile a quanto di meglio si vede sugli altri continenti.
«Lo standard internazionale di questa edizione non avrà nulla da invidiare a un Europeo o a una Coppa del Mondo», ha dichiarato di recente a L’Équipe il presidente della Federazione Reale Marocchina di Calcio (Ffmf), Fouzi Lekjaa. «I nove stadi sono pronti, rispondono alle norme internazionali, due ospiteranno persino il Mondiale 2030… La Caf (Confederazione Africana di Calcio), così come il continente, deve compiere un salto di qualità nell’organizzazione di questa competizione».

Non solo elogi

Posticipata di sei mesi – per la prima volta collocata nel cuore delle festività di fine anno – per permettere alla Fifa di far nascere il suo Mondiale per club, questa 35ª Can non ha però avuto solo alleati. Né solo sostenitori. Il Paese, che ha destinato investimenti considerevoli alla ristrutturazione degli stadi e alla politica sportiva, non è sfuggito alle rivendicazioni dei giovani che, attraverso il movimento “GenZ212” dello scorso settembre, hanno chiesto maggiori risorse per sanità ed educazione. Si è inoltre attirato le critiche delle associazioni per la difesa degli animali dopo essere stato accusato di spingere le autorità a un abbattimento massiccio dei cani randagi.

In campo, più talento che mai?

 Oltre alle infrastrutture ultramoderne, alla capacità di accoglienza, alla facilità degli spostamenti e ai dispositivi di sicurezza messi in atto, un cast di eccezionale ricchezza sarà il vero sale della competizione. Raramente la Can avrà riunito così tanto talento collettivo, leader carismatici e giovani prodigi. In casa, sospinto da un Paese che sogna di vederlo conquistare finalmente un secondo trofeo dopo quello del 1976, il Marocco di Walid Regragui appare inevitabilmente tra i favoriti, a patto di recuperare Achraf Hakimi con una caviglia completamente ristabilita.

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