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Sbagliati il modulo e la formazione

Sono spuntati manifesti per sollecitare acquisti. Se stampati per onesto amore del Napoli, quei soldi sono sprecati. Bastava attendere poche ore. Niente più del gelido 0-0 ha ieri chiarito equivoci, limiti, prospettive della squadra seconda in classifica. LE ANALISI emotive portano a non capire il pareggio, fino a nascondere la verità sul Napoli. Girano due tesi: l’assenza di Hamsik, la tardiva sostituzione di Sosa. Basta poco per smentirle. Hamsik è luce intermittente, come l’albero di Natale. In molte partite è rimasto a lungo spento ma il Napoli ha vinto. Secondo equivoco: Sosa non doveva essere ritirato prima. No, non doveva entra all’inizio. Gli è stata ieri scaricata addosso una responsabilità molto più ampia dei suoi oggettivi valori. Sosa ha buona tecnica, è lento, gioca bene solo a palla scoperta. Dà un contributo se entra nel finale, quando si abbassano i ritmi e si allargano le distanze. Gli è stata ieri affidata una missione impossibile, perché? La decisione di Mazzarri sembra politica, non tecnica. Elementare: lo faccio giocare al posto di Hamsik, se si vince siamo tutti bravi. Altrimenti c’è già un colpevole. Altre due ipotesi: gli è stato concesso l’ultimo test della verità, oppure si è voluto dimostrare che è urgente un acquisto di qualità da alternare a Cavani, Lavezzi e Hamsik. È finita così nel modo più amaro. Sosa sostituito dopo un’ora e accolto con un buffetto da Mazzari.
Più che un finto elogio, era un cenno di addio. La prova era ormai fallita. Sosa ha determinato il primo scompenso tattico. Deve far velo a sinistra su De Silvestri: un turbo che piomba sulla sua destra, affiancato spesso da Montolivo e sorpassare lungo linea Santana. Su questa fascia il Napoli gioca il peggior primo tempo. Con Sosa e Dossena sono travolti. Mazzarri poi sposta al centro Sosa, senza esito. Perché deve entrare in sintonia con un Lavezzi impacciato, testardo nel dribbling a testa bassa, quindi impreciso e tardivo nei passaggi. Davvero merita la maglia 10 di Diego?Il Napoli migliora con Yebda. Non per demerito di Sosa, ma perché è finalmente riequilibrato il centrocampo. La Fiorentina ne raduna 5: una cerniera con De Silvestri che avanzava, D’Agostino sempre molto ordinato vertice basso, poi Montolivo, Donadel mediano vecchio stile e dalla sinistra si accentra Liajic. Si deve il pareggio ai rientri di Cavani, alla splendida forma di Cannavaro che disarma Gilardino e guida bene la difesa, di Maggio, Campagnaro che si conferma jolly per interventi difensivi e Il pareggio lascia tre messaggi. Più che una concitata direzione, il Napoli va in gara modellato con lucidità, secondo esigenze ed imprevisti, e non costretto a subire come nel primo tempo. La formazione, se i migliori mancano o sono fuori forma, impone cambi di moduli. Non esiste un giocatore controfigura dell’altro. Sosa non è Hamsik. Bisogna inventare soluzioni diverse. Esempio: un 3-5- 2 con Yebda dall’inizio e un po’ più avanti Gargano, per mordere e liberare la sua frenesia. Terzo messaggio: si vada pure a comprare ricambi. Ma che siano scelti con competenza giocatori di talento. Sosa fu inseguito per oltre un mese, presentato come un principe del calcio, qualcuno si illuse. Non solo i tifosi. Il Napoli è secondo nonostante uno staff di mercato acerbo o solo ottimista. Per fortuna De Laurentiis aveva già centrato il colpo Cavani e speso bene nell’estate 2009. Niente drammi: Champions mai così vicina, se il pareggio ispira una serena ma coraggiosa autocritica.
Antonio Corbo (Repubblica)

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