Tiribocchi: «Spalletti mi sfondò a braccio di ferro, mi fece male il polso per giorni»

Alla Gazzetta: «Gli alle­na­menti erano degni dei mari­nes. Ven­trone ci distrug­geva. Una volta vomi­tai. Pur­troppo fu eso­ne­rato dopo 13 par­tite, ma fisi­ca­mente volavamo»

Db Novara 13/10/2010 - campionato di calcio serie B / Novara-Atalanta / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Simone Tiribocchi

Tiribocchi: «Spalletti mi sfondò a braccio di ferro, mi fece male il polso per giorni»

La Gazzetta dello Sport, con Francesco Pietrella, intervista Simone Tirbocchi detto il Tir.

Sette anni fa scrisse una lettera immaginaria al figlio.

«Spero stia alla larga da que­sto ambiente di m…», disse 7 anni fa. Come mai quello sfogo?«Non è cam­biato nulla nel cal­cio gio­va­nile. C’è ancora l’agente che porta i soldi per far gio­care un suo assi­stito, chi paga per alle­nare e via così. Alla fine, mio figlio ha 13 anni e si diverte nei dilet­tanti. Quando perde o sta in pan­china mette il muso. Come suo padre».

La chia­ma­vano «bron­to­lone».
«Sar­tori, al Chievo. Lo diceva a chiun­que. “Simone è bravo, ma quando sta in pan­china…”. Forse mi ha pena­liz­zato, ma quando uno non gioca deve arrab­biarsi. In un mondo dove la chiac­chiera corre più della palla, comun­que, Sar­tori si distin­gue per com­pe­tenza e talento».

Disse: «Sono stato un coglione». Con­ferma?
«Sì. All’Inter ser­viva una punta per la Coppa Ita­lia. Un paio erano in Coppa d’Africa, altri erano infor­tu­nati. Ho avuto paura. E Moratti stra­ve­deva per me. A Cam­pe­delli e Per­cassi diceva: “Voi ne avete uno forte: Tiri­boc­chi”. Stesso discorso per il figlio di Gal­liani. Dopo un Milan-Ata­lanta a San Siro il magaz­zi­niere mi fermò: “Il diret­tore vuole la tua maglia”. “Chi?”. “Gal­liani”. Me l’ha ricor­dato a Monza».

A pro­po­sito di ser­genti. Conte all’Ata­lanta?
«I suoi alle­na­menti erano degni dei Mari­nes. Gian Piero Ven­trone ci distrug­geva. Una volta vomi­tai. Dovevi lavo­rare al di sopra del 90% delle tue capa­cità per un tot di tempo. Pur­troppo fu eso­ne­rato dopo 13 par­tite, ma fisi­ca­mente vola­vamo».

La gavetta.
«Savoia, Siena, Bene­vento, dove nasce il sopran­nome “Tir”, e infine Ancona. Arri­vai a gen­naio insieme a… Spal­letti e lo feci subito arrab­biare. Colpa di una serata pas­sata in disco­teca che mi costò un pro­blema alla schiena. Ma gli devo molto: era già un pre­de­sti­nato. E la sera, in albergo, ti sfi­dava a brac­cio di ferro. Io non sono un pic­co­letto eh, ma lui mi sfondò lo stesso. Ebbi un dolore al polso per giorni». 

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