Pagliuca: «Uscivamo spesso di notte, il venerdì Boskov ci diceva “chiudete i rubinetti”. Ferguson mi voleva allo United»

Alla Gazzetta: «Oh, in campo le vincevamo tutte. Ai Mondiali 94 io espulso e Baggio sostituito, ci incontrammo in spogliatoio e ci fu mezz’ora di assoluto silenzio»

Pagliuca

Db La Spezia 27/03/2019 - finale torneo di Viareggio / Bologna-Genoa / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianluca Pagliuca

Gianluca Pagliuca –  ex portiere di Inter, Bologna, Sampdoria, Ascoli e Nazionale – ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Una chiacchierata durante la quale si è soffermato su numerosi temi del passato, ricordando le passioni della giovinezza, le grandi gioie ma anche le cocenti delusioni.

Le parole di Pagliuca

«Sono stati sette anni bellissimi. Abbiamo vinto uno scudetto storico e perso una finale che fa ancora molto male. È una ferita che non si rimarginerà mai. Si parla solo della stagione dello scudetto e della finale di Coppa dei campioni, ma abbiamo fatto tanti campionati di vertice. Eravamo un gruppo stellare», ha esordito Pagliuca riferendosi alla sua esperienza alla Sampdoria.

In panchina c’era Boskov. Si dice che Mancini e Vialli facessero la formazione al posto suo…

«Mettiamoci anche Vierchowod: erano i suoi fidati consiglieri. Ma sia chiaro, mica comandavano loro. Si confrontavano, però le decisioni le prendeva sempre Boskov».

Abbiamo parlato di Vialli. Che ricordo le ha lasciato Gianluca?

«Era un uomo incredibile, uno che ti diceva le cose in faccia. Anche per questo non abbiamo mai litigato. Ho conosciuto una persona vera, sapeva essere leader in campo e capo gruppo in serata».

A Genova in quegli anni si diceva che anche lei fosse un amante dei locali…

«È vero, non lo nego. Mi è sempre piaciuto fare festa. Sono stato con tante donne. Non mi piaceva molto bere, ma sapevo divertirmi…».

Chi erano i suoi compagni in discoteca?

«Tanti, devo dire. Nell’anno dello scudetto con la Samp c’era questo rito: andavo a Bologna il lunedì, facevo serata e il martedì ero a Bogliasco ad allenarmi. Oh, in campo le vincevamo tutte. Ricordo una volta in cui incontrai Vialli a Bologna, mi aveva fatto una sorpresa. ‘Mi devi sopportare anche qui’, mi gridava mentre mi abbracciava».

Boskov lo sapeva?

«Il venerdì si raccomandava con me e Marco Lanna di essere professionali fino al giorno della partita. ‘Chiudete i rubinetti’, ci diceva. E noi scoppiavamo a ridere».

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A proposito di finali perse, due anni dopo arriva la sconfitta a Pasadena (Mondiale 1194, ndr). Molti suoi compagni l’hanno definita come un incubo che va avanti da trent’anni. È così anche per lei?

«Io ancora non ci dormo. Mi capita di svegliarmi la notte e di rivedere i video dei rigori. Mi sveglio e mi dico ‘Buttati a destra!’. Invece mi spiazzarono tre volte. Ne ho preso uno, ma non è bastato. Non mi levo un’immagine dalla testa: io che sfilo a un metro dalla coppa. Potevo toccarla, era lì…».

Quello fu il mondiale del “Questo è matto” pronunciato da Baggio a Sacchi. Fu lei a causare quella sostituzione…

«Eh già, io venni espulso ed entrò Marchegiani. Io e Robi ci incontrammo in spogliatoio e ci fu una mezz’ora di assoluto silenzio. Ci bastò uno sguardo per intenderci».

Quell’estate passò all’Inter di Moratti. In cinque anni avete vinto solo una Coppa Uefa a Parigi. Meritavate di più?

«Sì, assolutamente. Nel 1998 subimmo una serie di furti a ripetizione. La Juve era una grande squadra, ma noi eravamo più forti e meritavamo. Il fallo di Iuliano su Ronaldo resta una macchia indelebile. Mi hanno tolto uno scudetto. Fu uno scandalo… e ogni volta che ci ripenso mi incazzo».

È vero che fu vicino al Manchester United?

«Mi voleva Ferguson, ma l’Inter aveva appena preso Ronaldo e io non avevo nessuna intenzione di andarmene: ero in squadra con il Fenomeno, il giocatore più forte che abbia mai visto in tutta la mia carriera. In più, Moratti non voleva cedermi. La Premier al tempo aveva meno appeal della Serie A, oggi probabilmente farei una scelta diversa. Allora tutti i più bravi venivano a giocare da noi».

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