Il Mondiale a 48 ha raddoppiato i posti per l’Asia ed è scattata la caccia alle naturalizzazioni di calciatori europei

Dai calciatori olandesi di origine indonesiana agli Emirati Arabia che hanno oltre metà nazionale di calciatori nati all'estero. E in Malesia è esploso il caso documenti falsi

fifa Mondiale infantino

President of FIFA Gianni Infantino participates in the 2025 FIFA Club World Cup Draw ceremony in Miami on December 5, 2024. (Photo by Giorgio VIERA / AFP)

L’espansione del Mondiale da 32 a 48 squadre ha raddoppiato i posti disponibili per l’Asia, innescando una corsa alla naturalizzazione di giocatori stranieri. Emirati Arabi, Indonesia, Malesia e altri paesi puntano su talenti nati all’estero per colmare il gap con le potenze storiche del continente. L’Indonesia, grazie ai legami con l’Olanda, è diventata la nazionale emergente del Sud-Est asiatico, mentre la Malesia è finita sotto accusa per presunte irregolarità. La spinta verso il Mondiale ha reso la naturalizzazione la nuova arma di competizione nel calcio asiatico. Ne scrive il Guardian

E’ caccia alle naturalizzazioni in tutte le nazioni in Asia per il Mondiale

L’allargamento della Coppa del Mondo sta ridisegnando la geografia del calcio asiatico. Da quando la Fifa ha deciso di portare le partecipanti da 32 a 48, “la quota assegnata all’Asia è raddoppiata, passando da quattro posti automatici in Qatar a otto in Nord America”. Una svolta che ha acceso le ambizioni di molte nazioni, decise a sfruttare ogni mezzo possibile per raggiungere il palcoscenico più ambito di tutti. Gli Emirati Arabi Uniti, ad esempio, sono diventati il simbolo di questa tendenza. “È probabile che oltre la metà della formazione titolare di casa ad Abu Dhabi sarà composta da giocatori nati all’estero”, si legge in riferimento alla sfida con l’Iraq. Nomi come Lucas Pimenta, Marcus Meloni o Caio Canedo rappresentano una nuova generazione di naturalizzati che hanno trovato nel Golfo la via per il grande calcio internazionale.

L’Indonesia fa mercato in Olanda per il mondiale

La logica è semplice: con più posti disponibili, aumenta la speranza. “L’espansione ha alimentato questa spinta alla naturalizzazione. Più posti ai Mondiali significano più opportunità”, ha spiegato Shaji Prabhakaran, membro del comitato esecutivo dell’Afc (Confederazione asiatica di calcio). In altre parole, la via più rapida per crescere è quella di naturalizzare chi può garantire subito un salto di qualità. Non solo Medio Oriente: l’Indonesia è diventata un caso emblematico. “Negli ultimi due anni non è passato quasi un mese senza che un giocatore nato in Olanda con nonni indonesiani non si sia recato all’ambasciata più vicina per ottenere il passaporto”. Il legame con l’ex madrepatria coloniale ha aperto le porte a una generazione di calciatori cresciuti in Europa, tanto che “a volte c’erano otto o nove giocatori nati in Europa nell’undici titolare dell’Indonesia”. Il risultato è stato immediato: una squadra più competitiva che ha attirato persino Patrick Kluivert sulla panchina nazionale.

In Malesia falsificati documenti di sette giocatori

Ma la corsa alla naturalizzazione ha anche mostrato il suo lato oscuro. In Malesia, “la Fifa ha accusato la Federcalcio malese di aver falsificato i documenti di sette giocatori provenienti da Brasile, Argentina, Spagna e Paesi Bassi”, un caso che ha scosso l’intero movimento calcistico. Eppure, nonostante le polemiche, il trend sembra inarrestabile: anche Vietnam e Sri Lanka stanno seguendo la stessa strada.
Alla fine, resta un dato: la passione supera le polemiche. “Quando si avvicina la Coppa del Mondo, i tifosi a caccia di successi non si preoccupano troppo di chi gioca per la loro nazionale. Il sogno è ancora vivo.”
 

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