Rrahmani non gioca da due mesi, è lui il dubbio di Conte per Como (Repubblica)
La coppia Juan Jesus-Buongiorno ha comunque offerto garanzie. Tornerà Spinazzola

Mg Dimaro 22/07/2025 - amichevole / Napoli-Arezzo / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Amir Rrahmani
Rrahmani è il dubbio di Conte per Como, la coppia Juan Jesus-Buongiorno ha offerto garanzie
Repubblica Napoli scrive della possibile formazione del Napoli sabato contro il Como (si gioca alle ore 18).
L’allenatore dovrà valutare soprattutto il percorso migliore per Rrahmani, fermo dal 30 agosto. Ha giocato l’ultima gara col Cagliari prima dell’infortunio rimediato in nazionale. Ora è pronto: a Lecce si è accomodato in panchina ma non è entrato nella ripresa. Conte deciderà tra qualche ora nel corso della rifinitura e valuterà insieme al suo leader. La coppia Juan Jesus-Buongiorno, comunque, ha offerto garanzie e non rappresenterebbe un problema. Tornerà ovviamente nel quartetto arretrato Spinazzola.
Beukema invece, aggiungiamo noi, è sparito dai radar.
Rrahmani: «Noi difensori siamo soldati del mister. Quando guardo le partite da infortunato ho un’ansia terribile»
Il difensore del Napoli, Amir Rrahmani, ha rilasciato un’intervista a Cronache di Napoli.
Partiamo dalla domanda che tutti si stanno facendo da giorni: come sta? Potrebbe farcela a rientrare contro l’Inter il 25 ottobre?
«Sto meglio e sto lavorando per cercare di rientrare il prima possibile. Non sappiamo ancora in quale partita potrò rientrare ma dobbiamo essere preparati e soprattutto non rischiare nulla. Sono fermo da tanto tempo e perciò bisogna fare le cose con calma. E poi non è importante in quale partita ma che io rientri il prima possibile e soprattutto che sia sicuro in campo».
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Lei è ormai da sette anni a Napoli: si sente investito anche di un ruolo di leader?
«Sì, mi sento leader. Perchè, vuoi o non vuoi, sono da tanti anni a Napoli e ad avere questa ‘anzianità di servizio’ siamo pochi. Poi ovviamente ognuno ha la sua responsabilità di essere leader, ognuno lo è a modo suo: qualcuno lo è in maniera più ‘rumorosa’, qualche altro lo è invece in silenzio. Ma alla fine siamo accomunati tutti dall’idea di portare sempre più in alto il Napoli».
In questi anni ha giocato in difesa al fianco prima di Koulibaly poi Kim e ora di Buongiorno e Juan Jesus: la difesa azzurra ha sempre funzionato e lei ha rappresentato una costante…
«In effetti negli anni sono arrivati e andati via diversi giocatori e invece io sono rimasto qui e le cose in effetti hanno sempre funzionato. Anche per questo il mio desiderio è di stare qui il più a lungo possibile».
Quando un giocatore sta fuori per infortunio e segue le partite dei compagni cosa prova?
«Ora lo posso dire: un’ansia tremenda. Quando i miei familiari mi dicevano che erano emozionati nel vedermi giocare non ci credevo, giocando non riuscivo a capire. E invece ora li capisco benissimo perchè soffro quando sono in tribuna e peggio ancora quando vedo la partita dei miei compagni in tv. C’è un’emozione fortissima, una paura e un’ansia che non sai spiegare. Mi accade così sia per il Napoli che per la mia Nazionale, il Kosovo. Quando sei in campo a queste cose non pensi perchè sei concentrato sulla partita, pensi ad altre cose. Invece quando non gioco la vivo come la vive un tifoso sfegatato. Sono emozioni diverse ma certo intense quasi allo stesso modo».
Come spogliatoio e come gruppo credete alla possibilità di poter vincere un altro scudetto dopo quello dell’anno scorso?
«Non lo abbiamo detto nè in occasione del terzo nè del quarto e non lo diremo oggi. La nostra filosofia è dare sempre il massimo in ogni partita perchè la strada è molto molto molto lunga. La storia di un campionato può cambiare facilmente da una partita all’altra, nel calcio non sai come va. Ovviamente dobbiamo essere fiduciosi nelle nostre capacità e lavorare tanto. Pensare a quello che sarà alla fine è prematuro, pensiamo solo a lavorare sodo».
Rispetto alla scorsa stagione ma anche al campionato 2022-2023 al vertice c’è maggiore equilibrio, ci sono diverse rivali attrezzate tra Milan, Inter, Roma e Juve quale vede come antagonista principale del Napoli?
«Tutte quelle citate. Ad oggi non sappiamo ancora il reale valore di ognuna perchè siamo soltanto all’inizio della stagione e siamo tutte vicine in classifica. Non ho un’idea definite di gerarchie ma sono sicuro di una cosa: tutte le big daranno battaglia per il tricolore. E noi siamo prontissimi ad affrontarle».
Ha vinto due scudetti in tre anni: che cosa è cambiato anche nella mentalità di un gruppo che ha fatto l’abitudine ad essere vincente?
«La cosa fondamentale resta pensare ad una partita per volta come se fosse la più importante di tutte, essere concentrati a vincerla. Ormai, grazie al presidente De Laurentiis che ha fatto grandi investimenti, abbiamo una squadra forte da anni e dunque siamo sempre stati convinti di poter vincere. Perciò alla fine gli scudetti sono una ricompensa, la conferma che hai lavorato bene».
Nel suo percorso napoletano è stato allenato da Gattuso, Spalletti e ora da Conte: quali sono le differenze tra questi allenatori?
«A prescindere da quello che è il ruolo del tecnico, ogni persona è diversa. E ognuno ha il suo carattere ma anche il suo metodo di lavoro e la sua disciplina. Ognuno perciò ha le sue caratteristiche e con ognuno puoi avere o non avere feeling, dipende dalle situazioni e dai momenti che la squadra vive. Posso però dire che sono stato allenato da tutti bravi tecnici che hanno contribuito a portare il Napoli a questi due scudetti percorrendo una lunga strada».
La costante è che con tutti questi tre allenatori lei ha sempre giocato titolare e Conte l’ha definita un computer e un soldato…
«Ci sono tipi di diversi di difensori: quelli che seguono alla lettera le indicazioni dell’allenatore e quelli che le seguono meno perchè magari hanno più qualità. Questo discorso ovviamente non vale per gli attaccanti ma vale certamente per noi difensori e per i centrocampisti che dobbiamo seguire di più quello che l’allenatore vuole. Ogni tecnico ha il suo modo di giocare e di allenare ma sta a noi seguire le loro indicazioni. Perchè, alla fine, l’allenatore è il nostro comandante. E noi in campo siamo soldati».
Allora ha ragione Conte, che la definisce uno dei più forti difensori al mondo: più una gratificazione o uno sprone a impegnarsi ulteriormente?
«Sicuramente mi spinge a impegnarmi di più perchè nel calcio quello che conta è quello che succede oggi non quello che successo ieri o la stagione passata. è importante dare il massimo ogni giorno perchè la gente vuole il risultato subito. E ricorda non le vittorie ma le sconfitte. Per questo dico che quando si vince una partita bisogna dimenticarselo in fretta e pensare subito a vincere la partita successiva. Ma questo è il calcio è in generale lo sport professionistico».











