Pellegatti: «Gli insulti a Conte il punto più basso della mia carriera. La mia intervista in ginocchio con Berlusconi»

Intervista a La Stampa: «Non pensavo di essere collegato, mi scusai. Lui fu un signore con me. Ero direttore commerciale di una ditta di spedizioni»

Pellagatti

Db Cagliari 06/01/2011 - campionato di calcio serie A / Cagliari-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Carlo Pellegatti

La Stampa intervista questa mattina Carlo Pellegatti. commentatore delle gare del Milan e grande appassionato di cavalli. Una doppia passione che qualche volta è andata in conflitto.

L’intervista è di Filippo Maria Battaglia.

La scelta di fare il giornalista?
«Casuale. Dopo la laurea in Scienze politiche, diventai direttore commerciale di una ditta di spedizioni. Si guadagnava bene, ma il Milan era la mia passione. Così quando, nel 1981, Video Delta, l’antenato di Rete 4, prese i diritti per le repliche delle partite del Milan, telefonai. Mi proposi, feci il provino, mi presero». 

Ricorda il primo incontro con Berlusconi?
«Ricordo la prima intervista: letteralmente inginocchiato. Per un semplice motivo: dovevo far passare il microfono davanti a un muro di giornalisti e operatori. Così, per riuscirci, mi chinai».

Anni dopo, alcune delle sue interviste a Berlusconi sarebbero diventate delle gag popolari su «Mai dire gol».
«Il “Dottore” chiedeva sempre a chi lo intervistava di guardarlo negli occhi. Così, mentre parlava, mi veniva naturale annuire. La Gialappa’s lo notò e ci ricamò con la consueta ironia». 

È stato il prototipo del telecronista tifoso. Come possono coesistere giornalismo e tifo?
«Con la correttezza. Salvo rare eccezioni, ho sempre manifestato passione per qualcuno e non contro qualcosa»

In un Milan-Juventus del 2012 insultò in diretta Antonio Conte.
«Il punto più basso della mia carriera e uno tra i più bassi della mia vita. Ero furente, ma non pensavo di essere collegato: l’addetto alla produzione aveva inviato la pubblicità, solo che per un disguido non partì. Chiesi scusa a tutti: a Conte, alla Juve e ai tifosi. Mesi dopo, incrociai Antonio prima di un Milan-Barcellona, mentre allenava la Nazionale. Fu cordialissimo, un vero signore». 

In quarant’anni di telecronache ha inventato un sacco di soprannomi. Qualcuno si è mai offeso?

«Marco Borriello era un bel ragazzo, un tombeur de femme se faceva gol: lo battezzai “Kiss Kiss Bang Bang”, ma quando sbagliò un paio di gol mi chiese di cambiarglielo». 

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