Lo storico medico del Milan: «Gullit prima del Napoli finse di essere stato morso dal mio cane, stavano per licenziarmi»
Il dottor Tavana alla Gazzetta. "Salvai la vita a Cassano, in un parcheggio. Prima di Berlusconi i preparatori si vedevano solo nel ritiro estivo, poi sparivano"

1987 archivio Storico Image Sport / Milan / Ruud Gullit / foto Aic/Image Sport
Rodolfo “Rudy” Tavana è stato il medico del Milan di Silvio Berlusconi. Carlo Pellegatti lo chiamava il “figlio di Esculapio”. Ed è un’enciclopedia vivente di aneddotica calcistica. Di un calcio che non esiste più, nel quale “la figura del preparatore atletico compariva nel ritiro estivo e poi spariva, cosa che oggi sembra lunare”. La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato.
“Ogni medico, da me fino ai colleghi del settore giovanile, doveva essere reperibile una volta a settimana. Non c’erano i cellulari e ci diedero un cicalino. Quando suonava, dovevi correre al telefono e chiamare un centralino Fininvest che ti informava sull’intervento di emergenza richiesto da questo o quel giocatore, per sé o per un suo familiare. Berlusconi voleva che i calciatori pensassero a giocare e basta, che la società risolvesse ogni loro preoccupazione, che fosse la febbre di un figlio o un malessere della moglie”.
Racconta lo scherzo che gli fece Gullit prima di Napoli-Milan del 1° maggio 1988. “Mi chiama, dice di avere un dolorino. Mi preoccupo: ‘Ruud, vieni a casa mia, in via Novara’. Gullit arriva, lo visito, constato che non ha nulla di serio e gli dico: ‘Fermati a cena da me, dai’. Uno dei miei due bassotti mordicchia Ruud a un polpaccio. Disinfetto il graffio e finisce lì. La mattina dopo, Gullit si presenta a Milanello zoppicante e con una vistosa fasciatura alla gamba morsicata: ‘Doc, ha visto il suo cane? Con il Napoli non gioco’. Mi avvio verso lo spogliatoio e penso che la mia carriera al Milan sia finita, che Berlusconi mi licenzierà. Quando arrivo sul campo, Gullit esce tutto sorridente e senza bende: ‘Doc, era uno scherzo!'”.
Nella sua seconda volta al Milan, tra il 2011 e il 2017, salvò la vita ad Antonio Cassano. “Atterrati a Malpensa, di ritorno da una trasferta a Roma, Thiago Silva venne da me: ‘Dottore, Cassano non sta bene, è confuso’. Il dottor Mazzoni e io lo rintracciammo al parcheggio. Voleva rientrare a casa con la sua auto. Gli facemmo degli esami neurologici di base, c’era qualcosa che non andava. Gli dissi: ‘Sali, ma la tua auto la guida il dottor Mazzoni, che ti porterà al Policlinico’. Non sapevamo che cosa fosse, poteva essere un’ischemia, dovevamo accorciare i tempi per ridurre eventuali danni. Mazzoni rimase a dormire con lui in stanza, non deve essere stata una notte facile… Gli accertamenti stabilirono che si trattava di un problema neurologico che originava dal cuore. Cassano venne operato e il guaio risolto, riebbe l’idoneità agonistica. Cassano mi ringraziò modo suo: ‘Nel parcheggio, la tua autorevolezza mi ha costretto a obbedire’. Tra l’altro, qualche anno prima della stessa cosa aveva sofferto Egidio Calloni (ex centravanti del Milan negli Anni Settanta, ndr). A lui andò due volte bene: il malore gli venne mentre era alla guida, usci di strada, si salvò”.