Da qualche tempo si vocifera che Milan-Como del prossimo febbraio si potrebbe giocare all’estero, per la precisione in Australia. Questo perché “San Siro” non sarà disponibile in quei giorni. Sembrava tutto apparecchiato per vedere “finalmente” una gara del nostro campionato al di fuori del suolo italico. Ma a quanto pare l’Unione Europea non è d’accordo. Il caso rischia di diventare politico. A seguire quanto riportato da Gazzetta.it.
Milan-Como, per l’Unione Europea non si può giocare in Australia
“E se Milan-Como si giocasse davvero in Australia? L’eventualità di giocare una partita di Serie A lontano dall’Italia – e soprattutto dall’Europa – ha alzato un dibattito non da poco. Stesso discorso in Spagna, con un ipotetico Villarreal-Barcellona di scena a Miami. I rossoneri giocherebbero a Perth. Ezio Simonelli, presidente della Lega Serie A, si era espresso un paio di giorni: «Siamo in attesa dell’approvazione della Uefa che ci auguriamo arrivi presto. Io sono moderatamente positivo, nonostante qualche movimento contrario». La decisione è attesa tra l’11 e il 12 settembre”.
Sta di fatto che nei giorni scorsi l’Unione Europa ha preso posizione. Glenn Micallef, Commissario europeo per l’equità intergenerazionale, la gioventù, la cultura e lo sport nella Commissione von der Leyen II, ha detto la sua attraverso una nota inviata anche alla Gazzetta.
«Il calcio europeo appartiene all’Europa. Nelle ultime settimane quella che dovrebbe essere un’ovvietà è stata messa in discussione dalla decisione della Liga e della Serie A di disputare incontri di campionato al di fuori dell’Europa, negli Stati Uniti e in Australia. Quando ho sentito la tesi secondo cui giocare una sola partita di campionato fuori dall’Europa su 380 partite totali sarebbe innocuo, non potevo essere più in disaccordo. Una sola partita di campionato al di fuori dell’Europa è già una partita di troppo».
«I tifosi sono contrari a veder disputare partite all’estero»
«Non si tratta di un semplice problema di programmazione. È una questione di principio, non di numeri. I club si basano sulla lealtà e sull’impegno dei tifosi e delle comunità, molti dei quali fanno grandi sacrifici personali per sostenerli in ogni circostanza. Privarli delle partite non è innovazione ma tradimento della fiducia. Non c’è un solo gruppo di tifosi che sceglierebbe di vedere la propria squadra giocare meno partite in casa. Da un recente sondaggio è emerso che oltre l’80% dei tifosi è contrario a veder disputare partite all’estero. Anche l’Associazione spagnola dei calciatori professionisti spagnoli si è opposta a questa opzione, così come l’allenatore del Como, una delle due squadre italiane coinvolte nel caso in questione»”.
Glenn Micallef è un fiume in piena sulla questione. Gazzetta.it continua con altre sue dichiarazioni.
«Il calcio è comunità. Lo so non solo come politico, ma anche come tifoso. Il calcio non è solo un gioco, fa parte della nostra identità. È un bene pubblico e uno dei legami più forti che ci tiene uniti come Europei. Milioni di persone in tutta Europa condividono i miei sentimenti e le mie convinzioni. Per loro il calcio significa appartenenza, portare i figli allo stadio, incontrare amici e condividere qualcosa tra generazioni. Il calcio non è solo un prodotto e i tifosi non sono meri consumatori o clienti, ma una parte essenziale della comunità. Una comunità senza la quale il calcio europeo non sarebbe quello che è oggi».
«Per anni i tifosi di calcio hanno subito le conseguenze negative di accordi e decisioni. Ora viene chiesto loro di rinunciare a qualcosa di inestimabile: il diritto di vedere la propria squadra giocare in casa. E non è la prima volta. In alcuni paesi sono già state giocate finali di coppa all’estero. Tifosi che avevano aspettato decenni per vedere il proprio club in finale si sono visti negare quell’occasione forse irripetibile. In passato inoltre alcune leghe avevano cercato di spostare partite di campionato all’estero».
«Il calcio appartiene ai tifosi, no a partite fuori dall’Europa»
«Diciamo le cose come stanno: l’unica vera motivazione dietro questo piano è il profitto. In tale contesto, è importante notare che il calcio europeo ha già registrato entrate record per 38 miliardi di euro nella stagione 2023/24, con una crescita dell’8% rispetto alla stagione precedente. E se il motivo alla base del progetto di spostare le partite in questione al di fuori dell’Europa è la sostenibilità finanziaria, allora possiamo aprire un confronto per trovare soluzioni in linea con i fondamenti del modello sportivo europeo. Ho in programma di tenere una tavola rotonda sulla governance nel calcio per affrontare questa e altre preoccupazioni».
«Questo è il primo importante banco di prova per la governance dello sport dopo i tentativi falliti da parte di alcuni dei principali club europei di costituire una Superlega. I tifosi avevano ragione allora, e ce l’hanno anche oggi. Il calcio appartiene a loro. In fondo è semplice: le competizioni europee devono essere giocate in Europa. Il calcio europeo appartiene all’Europa».