Pilato, 20 anni, la sofferenza per l’ovaio policistico e per la sua Taranto: «Ma oggi ho una vita fuori e lì non l’avrei»

Bronzo ai Mondiali: «ricevo messaggi di ragazze che ne soffrono, alcune però si vergognano a parlarne». Lascerà Torino per Roma, incarna lo smarrimento di chi sa deve lasciare il Sud per crescere

Pilato Gen Z Quarto posto

Roma 23/06/2023 - torneo Settecolli / foto Image Sport nella foto: Benedetta Pilato

Benedetta Pilato, tutti la chiamano Benny. Vent’anni, ha già vissuto tante vite. Ex enfant prodige del nuoto italiano, argento mondiale nel 50 metri rana a soli 14 anni. Poi, chiamiamola crisi di “crescenza”. Il sofferto passaggio a Torino dalla sua Taranto, l’addio al tecnico che l’ha sempre seguita (Vito D’Onghia). Aggiungiamo noi: la Nazionale che forse non l’ha mai trattata da purosangue, come invece avrebbe meritato. La polemica alle Olimpiadi per il quarto posto che lei definì il giorno più bello della sua vita, e Elisa Di Francisca disse la sua da agonista. Ora, siamo alle soglie dell’ennesimo cambio. Lascia Torino, dove ovviamente non si è trovata bene, e il trasferimento a Roma. In mezzo, un problema fisico decisamente serio.

Ne scrive anche il Corriere della Sera:

L’ex baby prodigio di Taranto non ha mai nascosto di soffrire di ovaio policistico, sindrome invalidante con ciclo mestruale irregolare, doloroso, e mancanza di forze. «Mi sono detta, perché deve essere un argomento tabù? Da quando ho iniziato a parlarne apertamente, un anno fa, ho capito di poter essere un aiuto, ricevo messaggi di ragazze che ne soffrono, alcune però si vergognano a parlarne. Ogni volta mi illudo che tutto si risolva grazie ad una nuova cura ma sono tutti palliativi, la patologia rimane. Nel ciclo e nel preciclo non riesco ad allenarmi come vorrei, faccio fatica».

Ma non ha parlato solo di questo ieri, dopo il terzo posto mondiale sempre nei 50 rana.

Pilato e “Taranto on my mind”

Repubblica riporta altre sue frasi:

Benny è tornata. Anzi, Benedetta Pilato non se n’è mai andata: bronzo a Singapore nei 50 rana, quinto podio di fila a un Mondiale dal primo, un argento, che la fece conoscere in Corea del Sud (2019).

Benny viene da una stagione complicata per ragioni di salute, più precisamente ormonali, ma anche tecniche.

A settembre 2023 ha lasciato il suo allenatore storico, Vito D’Onghia, per trasferirsi a Torino sotto la guida di Antonio Satta. Esperienza esaurita, cambio di rotta per la nuova stagione: andrà a Roma, all’Aniene dove è tesserata, e si farà seguire da Mirko Nozzolillo.

«Molte cose non hanno girato, e non parlo solo dei miei problemi fisici».

Tecnicamente le è mancato qualcosa?

«Non avrei deciso di lasciare Torino, dove ho comprato anche casa, se non avessi delle motivazioni valide e non ci fossero state delle problematiche. Mi sono sentita non dico costretta, ma in dovere di andare da un’altra parte. Ripeto: c’entrano solo in parte i disturbi fisici con questa scelta, con Vito D’Onghia a Taranto li ho sempre affrontati rimanendo lì».

«Daje. Terzo trasloco in un anno. Qualcuno dice che è clamoroso, ma mica è una questione di stato cambiare allenatore o città, lo fanno in tanti. Sono stata di nuovo molto coraggiosa nel volere un’altra vita, ma stavolta prendo casa in affitto, vicino all’Aniene, l’Università la continuo online. Mi avvicino a Taranto così posso tornare più spesso in vacanza».

Tornerà mai con D’Onghia e a Taranto?
«Nella mia testa ci ho pensato tante volte, ma Taranto è una realtà in cui mi sento stretta, anche se finalmente stanno costruendo una piscina grazie a me per i Giochi del Mediterraneo 2026. Ho una vita al di fuori e lì non ce l’avrei, e poi non tornerei mai a vivere con i miei. Non mi comprerei una casa. Sono molto contenta che D’Onghia sia ancora nel mio percorso a 360°, mi confronto su tante cose con lui ed è stato d’accordo con la mia scelta di Roma, so che è un’esperienza che mi farà crescere come lo è stata Torino. Magari in futuro, so che Vito c’è. Non gliel’ho mai chiesto, ma immagino che ci sia».

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