Infantino insiste: «Contro il razzismo, sconfitta a tavolino». Ora Pozzo compra un’altra pagina sui giornali?
"Dovremo assumerci le nostre responsabilità. Va imposta la sconfitta ai club responsabili". E come la mette con l'Italia delle sparute minoranze?

FIFA President Gianni Infantino wearing a referee uniform interacts with former Italian footballer Alessandro Del Piero as he officiates the friendly football match of FIFA Legends and Qatar-based workers at Al Thumama Stadium in Doha on December 12, 2022. (Photo by KARIM JAAFAR / AFP)
Chissà se a Gianni Infantino l’hanno detto che Udine è una città “cosmopolita” e che allo stadio a urlare frasi razziste a Maignan erano solo in cinque o sei. Perché il Presidente della Fifa insiste, non molla: vuole pesanti sanzioni sportive per reprimere il razzismo negli stadi. Persino quelli italiani. Vuole la sconfitta a tavolino. Lo ha ribadito anche durante il suo discorso al congresso Uefa, in corso alla Maison de la Mutualité di Parigi. Evidentemente le pagine comprate da Pozzo non gli sono arrivate
Infantino vuole votare per una risoluzione ferma al congresso della Fifa: “Dovremo assumerci le nostre responsabilità. Dobbiamo imporre una sconfitta a tavolino ai club responsabili”. Auspica che l’interruzione delle partite in caso di incidenti legati al razzismo avvenga con una procedura in tre fasi: partita interrotta, partita nuovamente interrotta, partita sospesa.
“Lo sappiamo tutti, il mondo è segnato da divisioni. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a diversi incidenti e dobbiamo fare tutto il possibile per porre fine a questo fenomeno. Dobbiamo debellarlo, il problema è che ci sono diverse organizzazioni concorrenti. Dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni. La conseguenza disciplinare dovrebbe essere la sconfitta della squadra. Dobbiamo anche sanzionare penalmente i responsabili e bandirli dallo stadio. Nei prossimi mesi, anche prima del congresso Fifa a Bangkok del 17 maggio, suggerisco di adottare una risoluzione ferma e unita contro il razzismo”.
Il vittimismo sul razzismo di Pozzo presidente dell’Udinese
Erano pagine anonime. Avevamo pensato che le avesse acquistate il Friuli Venezia Giulia. Invece c’era la mano di Gianpaolo Pozzo dietro le pagine pubblicitarie che campeggiavano ieri su alcuni quotidiani nazionali e locali e in cui si dava genericamente voce al popolo friulano ribadendo che “il razzismo non ci appartiene”. Lo ha confessato infine proprio il patron dell’Udinese, al quotidiano Messaggero Veneto. Eppure il club aveva smentito l’iniziativa.
Il pianto friulano
Pozzo poi rilancia. Sono loro, i friulani, le vere vittime delle offese razziste a Maignan. Un dribbling da fantasista puro: “Il nostro territorio è vittima di un’ingiustizia. Il nostro pubblico si è sempre distinto per il comportamento corretto, non a caso abbiamo ricevuto due coppe disciplina mentre dopo quanto accaduto nella partita con il Milan c’è stata quasi una persecuzione mediatica che reputo sicuramente sproporzionata rispetto ai fatti che hanno coinvolto solo 5 persone su 25 mila che tra l’altro non si sono accorte di nulla”. “Per questo motivo – ha concluso – abbiamo deciso di lanciare un messaggio chiaro contro il razzismo ma non volevamo che a parlare fosse solo l’Udinese e quindi abbiamo deciso di promuovere una campagna anonima, in modo che tutti i friulani potessero identificarsi”.