Razzismo Maignan, a Udine cinque identificati: uno è nero (Corsera)
Poi c’è una donna. Tre sono della provincia di Udine, uno della città. Fra i vari insulti, urlavano «scimmia». Hanno un’età compresa fra i 32 e i 46 anni

Db Milano 14/01/2024 - campionato di calcio serie A / Milan-Roma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Mike Peterson Maignan
Razzismo Maignan, a Udine cinque identificati: uno è nero. Lo scrive il Corriere della Sera.
E sono cinque. Il primo era stato individuato già lunedì, a meno di 48 ore dai vergognosi insulti razzisti contro Mike Maignan in Udinese-Milan, incastrato da un video postato sui social, mentre ieri è toccato ad altri quattro. Il retroscena è che uno di loro è di colore. Poi c’è una donna. Tre sono della provincia di Udine, uno della città. Fra i vari insulti, urlavano «scimmia». Hanno un’età compresa fra i 32 e i 46 anni: tutti quindi adulti e vaccinati, non ragazzini, tantomeno bambini. Si dovranno quindi assumere in pieno le proprie responsabilità per una vicenda che ha fatto il giro del mondo: come per il primo tifoso, il questore D’Agostino ha emesso nei loro confronti un Daspo di cinque anni, cioè la misura massima prevista trattandosi di soggetti non recidivi. Ma non se la caveranno così: l’Udinese ha annunciato che li bandirà a vita dallo stadio. Decisive anche in questo caso sono risultate le riprese di videosorveglianza interna messe a disposizione dalla società.
Razzismo, l’Udinese fa ricorso contro le porte chiuse
L’Udinese ha deciso di presentare un reclamo alla Corte Sportiva d’Appello Nazionale Figc contro la decisione del Giudice Sportivo di far disputare una gara a porte chiuse; arriva in seguito a quanto accaduto nel match contro il Milan con gli insulti a Maignan. La nota del club sul sito ufficiale:
“Abbiamo riflettuto a lungo nella giornata di oggi sul presentare reclamo o meno – spiega il Direttore Generale Franco Collavino – Dopo una lettura scrupolosa degli atti, però, abbiamo maturato la consapevolezza di dover procedere in tal senso per salvaguardare la reputazione del nostro club, storicamente multietnico, e l’impegno dimostrato nel perseguire i colpevoli e contro le discriminazioni. Al tempo stesso, vogliamo tutelare anche la nostra gente, tradizionalmente corretta, ingiustamente pregiudicata da un provvedimento che colpisce l’intera tifoseria a fronte di inqualificabili comportamenti di pochi. Udinese Calcio, da anni, crede nel tifo sano e, come club, abbiamo investito per primi nella sperimentazione di tecnologie per il riconoscimento facciale, testate al Bluenergy Stadium in occasione della finale degli Europei Under 21 2019, che aiuterebbero i veri tifosi a non essere lesi da condotte individuali illecite”.