Toni Nadal e Judy Murray si mandano i messaggini sui dolori di Rafa e Andy
Lo "zio Toni" sul Paìs: "Troppi infortuni nel tennis, e nessuno fa niente per proteggere gli atleti da uno sport sempre più estremo"

La scena è questa: Judy Murray, la mamma di Robocop Andy, ascolta Rafa Nadal in conferenza stampa e la sua (ennesima) lezione di sport morale sul non-ritiro, sull’abitudine al sacrificio eccetera, e scrive un messaggio affettuoso a Toni Nadal, per tutti lo zio Toni. Che non è più il coach di Rafa, ma è come se lo fosse ancora. Quasi contestualmente zio Toni scrive un messaggio a Judy, dopo la partita di Murray di quasi cinque ore vinta contro Berrettini. Per elogiare – parole sue – “l’enorme impegno di suo figlio, che, nonostante si sia visto sull’orlo del ritiro a causa di un infortunio all’anca, continua qualche anno dopo, a 35 anni, con una protesi in titanio e una classifica vicina ai 70 nel mondo, lottando coraggiosamente in campo”.
Mamma e zio che si coccolano vicendevolmente figlio e nipote, due dei più clamorosi campioni della storia dello sport, uniti da un insaziabile attaccamento all’agonismo. Lo racconta proprio Toni Nadal in un editoriale su El Paìs. E’ solo l’intro per parlare del rapporto tra infortuni e tennis. Un tema troppo sottovalutato. Il titolo del pezzo è eloquentemente «Salviamo il tennista»
Troppi, troppi infortuni, scrive Nadal. Per lui è colpa dei “i leader del tennis” che “non fanno nulla per proteggere un po’ i giocatori da una disciplina che è diventata gradualmente troppo aggressiva”.
“Sembra che nessuno sia disposto a rallentare la velocità della pallina, ostacolando anche la vistosità dell’esecuzione e della tattica, e a ridurre la subitaneità a cui è sottoposto il corpo dei tennisti per restituirla e mantenere, a sua volta la velocità richiesta. Anzi hanno scelto per allungare molto di più la stagione sui campi in cemento a scapito dei pochi mesi sulla terra battuta”.
Per Nadal “l’usura e l’abuso fisico sono inevitabili nel nostro sport e, secondo me, non dovrebbe essere così”.
“Il problema è evidente da tempo e, nonostante ciò, nessuna misura è stata presa per ridurre l’intensità degli scambi e il fatto che troppi tennisti della statura di Gustavo Kuerten, Magnus Norman, Lleyton Hewitt (tutti ex numeri uno), per citarne solo alcuni, si sono dovuti ritirare prematuramente. Non è stato il caso di Roger Federer, Andy Murray o Rafael, che hanno goduto di carriere molto lunghe, ma ciò non nega il prezzo elevato che hanno dovuto pagare per questo”.