Il padre di Pecco Bagnaia: «Volevo facesse il fantino, ma quando vedeva le moto impazziva»

A Mowmag.com: «Ricordo ancora la prima volta che lo portai ad un evento sulle moto, non ho mai visto una luce così negli occhi di un bambino». 

pecco Bagnaia domenicali
Il padre di Pecco Bagnaia: «Volevo facesse il fantino, ma quando vedeva le moto impazziva».
Il padre di Pecco Bagnaia, Pietro, racconta il figlio in una lunga intervista a Mowmag.com. Pecco è “quasi” campione del mondo di MotoGP, il primo ducatista dopo Casey Stoner. Innanzitutto, Pietro Bagnaia racconta che avrebbe voluto vedere il figlio fare il fantino.

«Io, come anche mio fratello, sono appassionatissimo di cavalli: lo volevo fantino! (…) Pecco ha fatto tutto da solo! Giocava solo con modellini di moto e macchinine, non gli piaceva altro. Poi una volta l’ho portato con me e mio fratello ad un evento che aveva a che fare con le moto e sembrava letteralmente impazzito, io non ho mai visto una luce così negli occhi di un bambino. Era piccolissimo, ma aveva già deciso».

Quando Pecco aveva intorno ai sette anni, il padre lo portò a girare con le minimoto, Pecco voleva andarci tutti i giorni. Fino a quando il padre non gliene comprò una tutta sua, usata.

«Girava su piazzali privati e qualche volta nei piccoli circuiti, ma sempre con la stessa rapportatura, mai con mezza modifica, anche perché non sapevo proprio cosa significasse. Andammo anche a Alessandria, a un evento della FIM, e lì ci rendemmo conto che andava forte. Il resto lo ha fatto un mio carissimo amico. Mi disse “perché non gli fai fare qualche garetta? Magari è più sicuro rispetto al girare così, è più controllato e impara anche qualcosa”. M’è sembrata una buona idea e siamo partiti».

Da lì le prime gare, le finali del Campionato Italiano e la felicità di Pecco. Non sono mancati i sacrifici, ma Pietro Bagnaia non ama definirli tali.

«Devo essere sincero: fatica ne abbiamo fatta come bisogna farne sempre, ma non riesco a parlare di sacrifici. Forse siamo stati più fortunati di altri, ma mi viene da dire che quando vedi un figlio così felice, così impegnato e ostinato nel fare quello che gli piace, di sacrifici non ti viene da parlare… Andare a correre significava stare insieme e divertirsi, al futuro non ci si pensava proprio, o forse ci pensava solo Pecco con la sua determinazione».

Lo descrive come un ragazzo con cui alzare la voce è impossibile.

«Alzare la voce con Pecco è impossibile: è veramente un bravo ragazzo e anche quando combina qualcosa ha quel modo lì che gli perdoni tutto».

Bravo anche a scuola, dove non ha mai dato problemi.

«Episodi per cui ci abbia fatti dannare non me ne ricorso, pensa che non aveva neanche il motorino. Pecco ha preso la patente per la moto solo qualche mese fa, usa le due ruote su strada solo per andare in spiaggia con Domizia, visto che vivono vicino al mare».

Con le minimoto Pecco vinse l’Europeo, poi ci fu il salto e il Motomondiale, a 15 anni.

 

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