Conte alla guerra del ketchup, in Inghilterra l’hanno presa malissimo
Sul Guardian la spiegazione dell'ossessione della Premier per la salsa: è una questione filosofica, quasi religiosa. E da Wenger a Guardiola a Capello ci sono caduti tutti

2021 archivio Image Sport / Calcio / Tottenham / Antonio Conte / foto Imago/Image Sport
E’ arrivato Conte, al Tottenham, è ha tolto di mezzo il ketchup. E’ successo un casino. Perché qui da noi non si ha idea dell’ossessione del calcio inglese per il ketchup. E di quante battaglie si siano combattute con quel vessillo, con connotazioni persino filosofiche. Jonathan Liew sul Guardian scrive (meravigliosamente bene) delle implicazioni di questa guerra che Conte ha innescato in Premier.
Conte ha bandito il ketchup dalla mensa del club perché “essere professionisti significa prendersi cura del proprio corpo”, ha spiegato. Nel giro di pochi giorni, Steven Gerrard, appena approdato all’Aston Villa gli ha dato ragione: “I giocatori devono avere la mentalità giusta”.
Liew sottolinea che il ketchup è un “tropo” perfetto per spiegare le rivoluzioni di un nuovo allenatore senza entrare nel noiosissimo discorso tecnico: “il divieto di determinati alimenti ha assunto da tempo una sorta di qualità totemica. Ketchup o non ketchup: questa è una dialettica che anche un bambino può capire”.
E dunque: ci sono caduti Arsène Wenger, e Pep Guardiola, oltre a Conte, come Paolo Di Canio al Sunderland e David Moyes al Manchester United, perfino Fabio Capello (“per molti versi l’episodio più sanguinoso nelle guerre del ketchup”), per non parlare dei “festeggiamenti nazionali che salutarono la decisione di Roy Hodgson di ripristinarlo in vista della Coppa del Mondo 2014”.
“Moyes vieta il ketchup; Louis van Gaal lo reintegra. Il ketchup è fuorilegge al Tottenham sotto Juande Ramos e torna sotto Harry Redknapp. Quando Kevin Ball subentrò come manager ad interim di Di Canio al Sunderland, il ketchup divenne un simbolo indelebile della liberazione: l’equivalente in salsa del corpo impiccato di Mussolini in Piazzale Loreto”.
“Il ketchup è davvero un proxy per un divario culturale molto più profondo: che sia un gioco di sofferenza, sacrificio e autoedificazione, o un gioco di espressione e piacere e di ricerca di buoni sentimenti. Conte e Gerrard esprimono il divieto del ketchup in termini di mentalità: l’implicazione è che il vero peccato non è il ketchup ma la voglia, la tentazione stessa”. Un dibattito quasi religioso: è più nobile differire il piacere di questa vita – che sia alcol, frivolezza o fornicazione – per assicurare la salvezza nella prossima. Il puritano ci esorta: rinunciate al ketchup, affinché possiate conoscere le più grandi glorie della vita. L’edonista ribatte: che senso ha la vita senza ketchup?”
Aneddoti: l’ex attaccante del Newcastle Rob McDonald racconta una storia su Ronald Koeman del suo periodo al PSV negli anni ’80. Koeman sta cenando con la squadra quando prende una patatina intinta nella maionese. “Se mangi quella patatina”, lo avverte il severo allenatore Theo Verlangen, “ti costerà 500 fiorini”. Con aria di sfida, Koeman si mette la patatina in bocca. “Fai 1.000”, ribatte.
Ma “forse l’espressione più toccante del complesso rapporto del calcio inglese con il suo condimento più amato e odiato viene dal suo più grande eroe popolare. Dopo aver perso ai rigori contro la Germania a Euro 96, uno sconvolto Paul Gascoigne torna alla base inglese, incerto sulla sua prossima mossa. “Sono andato in cucina e ho trovato un cartone mostruoso di ketchup, che ho svuotato su Robbie Fowler. Poi sono corso in camera mia e mi sono messo a piangere”.