Peng Shuai è un caso diplomatico. Il New York Times: «Cio debole e servile con la Cina»

Durissimo editoriale sulla ex tennista cinese "scomparsa": "Il Cio ha una lunga tradizione, si fa intimidire dai dittatori fin da Hitler e i Giochi del 36"

peng

“Dov’è Peng Shuai? Questa è la domanda che il Comitato Olimpico Internazionale e il suo presidente, Thomas Bach, dovrebbero gridare in questo momento: in maniera forte ed esigente, e rivolto direttamente alla leadership in Cina, che ospiterà i Giochi di Pechino a febbraio. Ma invece di richieste ferree, stiamo ascoltando solo deboli e servili sussurri”. Si apre così il durissimo articolo che il New York Times dedica alla “scomparsa” della ex tennista cinese che aveva accusato un importante uomo di governo di stupro. Un caso diventato ormai una questione diplomatica internazionale.

Pr il NYT la “finta” mail che i media cinesi hanno fatto girare “sembra un messaggio di un ostaggio, una preoccupazione naturale data la lunga storia del governo cinese repressione del dissenso”

“Qual è stata la risposta del Cio, su un olimpionico potenzialmente in pericolo? Una dichiarazione neutra e ossequiosa”, scrive il NYT.

In che mondo di fantasia vive il Cio?”, “un’organizzazione con sede in Svizzera che si lascia intimidire dai dittatori fin da Adolf Hitler e i Giochi estivi del 1936”.

“Bach usano ogni occasione per affermare che la missione olimpica rappresenta i più alti ideali dell’umanità. Dicono che tutti gli atleti olimpici fanno parte di una famiglia. Peng è stata in quella famiglia nel 2008, 2012 e 2016. È un’idea ammirevole, ma viene messa da parte quando la posta in gioco diventa troppo alta. Incombono i Giochi invernali di Pechino”

“Bach e il Cio hanno il coraggio di difendere uno di loro e richiamare l’ospite dittatoriale della sua prossima vetrina per uno spaventoso abuso dei diritti umani? La risposta, almeno finora, è no”.

Correlate