Leao: «Dio mi ha regalato il talento, ma poi ci sono i sacrifici, il lavoro duro. A calcio non si gioca da soli»
A Repubblica: «Il mio primo allenatore mi scoprì a 8 anni, guardandomi giocare dalla finestra. Faccio musica per tirare fuori quello che ho dentro»

Milano 28/09/2021 - Champions League / Milan-Atletico Madrid / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: esultanza gol Rafael Leao
La Repubblica intervista l’attaccante portoghese del Milan, Rafael Leao. Tra le sue passioni ci sono l’hip hop e la trap. Parla della sua famiglia:
«Il sacrificio oggi è essere qui da solo, la mia famiglia è in Portogallo. È svegliarmi e non trovare la mia sorellina. Ma la cosa bella è che non hanno più nulla di cui preoccuparsi, posso dargli tutto».
E anche di Ibrahimovic:
«Zlatan è un fratello maggiore, gli sto sempre vicino. Lui sa che posso fare la differenza con i piedi, ma mi mostra che l’importante è la testa, restare sempre concentrato».
Sui suoi punti di riferimento al Milan:
«Pioli, un allenatore esigente. Maldini, un idolo che parla con semplicità perché ognuno di noi dia il meglio. E Ibra, un esempio per il passato e per il presente: l’età per lui è un numero».
Racconta che il suo primo presidente, all’Amora, abitava nel suo condominio, lo scoprì guardandolo giocare dalla finestra.
«Abitava nel nostro condominio. Papà cercava un club per farmi allenare, un giorno lui mi vede giocare e mi chiede se volevo andare all’Amora. Avevo 8 anni, è cominciata così».
Si sente un predestinato?
«Dio mi ha regalato il talento, la cosa più rara. Ma poi ci sono i sacrifici, il lavoro duro. A calcio non si gioca da soli. Ho un talento da coltivare».
E conclude:
«Il rap per ora è un hobby. Non faccio musica per i concerti, ma per tirare fuori quello che ho dentro».