El Pais: «L’Italia non sarà razzista ma i suoi stadi sì. Vanno chiusi»
"Koulibaly è solo l'ultimo caso, succede ovunque. Vlahovic s'è messo a piangere perché a Bergamo gli urlavano 'zingaro'. La Serie A non dice come vuole risolvere il problema"

“La prima volta che siamo andati all’Olimpico, durante un Roma-Juventus, un bambino ha passato tutta la partita imitando il verso della scimmia ogni volta che Alex Sandro toccava palla. Suo padre rideva e lo pungolava”.
El Pais torna con un editoriale di Daniel Verdù sul razzismo endemico degli stadi, soprattutto quelli italiani. E scrive che “succede quasi ovunque. Koulibaly del Napoli ne è stato di recente sul campo della Fiorentina. Ma è così comune che Vlahovic, il favoloso centravanti del Fiorentina stessa, ha dovuto sopportare qualche giorno prima lo stadio dell’Atalanta che gli urlava ‘zingaro’ mentre cercava di rispondere alle domande di un giornalista dopo la partita. Le immagini sono tristi. Vlahovic, corteggiato da mezza Europa, era in lacrime. Ma nessuno se ne è reso conto fino a due settimane dopo, quando è stato recuperato il video. Nessuno ha detto niente mentre stava succedendo. Forse perché gridare ‘zingaro’ è meno riprovevole di offendere un nero”.
Per El Pais, che cita l’ultimo rapporto dell’Associazione calciatori, c’è “una verità lapalissiana: l’Italia non è razzista, ma i suoi stadi lo sono“. “Al Sud succede di meno ma il sud è quello che riceve più insulti: “Vesuvio, lavali col fuoco”, cantano sempre i tifosi bianconeri quando affrontano il Napoli. Roma, con il 19% degli episodi, è la provincia dove questi episodi crescono di più”.
Il giudizio del quotidiano spagnolo è duro:
“Le cose non cambieranno finché il campo non sarà chiuso alla squadra che ha anche un solo razzista in tribuna. E finché il Paese non si rende conto che i suoi atleti, come Ebrima Darboe, il giocatore della Roma arrivato in Europa in barca, sono patrimonio italiano. Succede che politici come Matteo Salvini continuino a sventolare la bandiera dell’odio per recuperare nei sondaggi quello che non guadagnano con proposte concrete”.
“La Serie A ora dice che prepara regole molto severe per debellare questo flagello. Questa settimana è stata la prima volta che la questione è stata affrontata in assemblea. Ma non è chiaro come lo faranno o se qualcuno si renderà conto che parte del problema sta nell’eco dell’odio che arriva da fuori lo stadio”.