«Il Covid ferma un calciatore almeno per quattro settimane, due più due per il recupero»

Al Corriere Torino l'ex medico sociale granata: «Un conto è la guarigione clinica e un altro è quella tecnica. L'Asl ha fatto bene a fermare le partite»

«Sto bene» Koulibaly

Il Corriere di Torino si conferma quotidiano interessante. Oggi ospita un’intervista a Renato Misischi, chirurgo ortopedico storicamente legato al Torino di cui è stato anche medico sociale. Il tema è molto interessante: i tempi di recupero dei calciatori colpiti dal Covid.

Misischi parte da Sanabria recente acquisto dei granata che è stato colpito dal coronavirus e fa una discorso più ampio.

«Penso a Sanabria, costretto a fermarsi subito dopo venti giorni di isolamento. Come pensiamo che possa essere facile per un giocatore arrivare al massimo della propria condizione atletica in questo modo? Questa situazione è un colpo pesantissimo per tutti. Bloccare gli allenamenti, significa impedire agli atleti di mantenere la condizione fisica adatta. I calciatori si allenano in casa come possono, ma questo non può essere paragonato al lavoro che si svolge sul campo. E, ovviamente, chi è positivo e sintomatico potrebbe accusare strascichi anche più importanti».

Per quanto riguarda i tempi di recupero, dice che è complesso dare una risposta univoca.

«Tante sono le variabili da prendere in considerazione. Ma, nel migliore dei casi, se un giocatore sta fermo per due settimane, altre due serviranno per tornare ai livelli prestazionali di prima. Infatti, un conto è la guarigione clinica, quella che permette ad un atleta di tornare alla sua normale attività. Un altro è la guarigione “tecnica”, ossia il raggiungimento di una condizione fisica idonea per sostenere novanta minuti in Serie A».

Ovviamente considera che «il principio del massimo rigore a cui l’asl si attiene è più che giustificato. So che ci sono altri interessi in ballo, ma mi sorprenderebbe molto se non fosse rinviata anche la partita con la Lazio dopo quella col Sassuolo. Tra l’altro, un focolaio è un accadimento episodico, ma chi ci dice che quello che è accaduto al Torino non possa succedere anche in altre squadre?».

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