Falli di mano, l’Uefa chiede alla Fifa di tornare alla vecchia regola
Sul CorSport la lettera di Ceferin a Infantino: «Non c’è da vergognarsi nell’ammettere che a volte le decisioni prese per il bene comune non raggiungono i loro obiettivi. In tal caso è giusto rivederle»

La tanto criticata regola sul fallo di mano potrebbe cambiare. Lo scrive il Corriere dello Sport, spiegando che il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, ha chiesto al numero uno della Fifa, Gianni Infantino, che venga modificata tornando alla versione precedente.
«Il tentativo di definire rigorosamente i casi in cui il tocco di mano è fallo ha portato a molte decisioni ingiuste che sono state accolte con frustrazione e disagio da parte della comunità calcistica. Lo spirito del gioco deve essere preservato in ogni momento e credo che tornare alla formulazione precedente, magari rivista e integrata da una disposizione che non consenta di segnare gol con mano o braccio, sia un’opzione da tenere in considerazione».
La modifica della norma potrebbe arrivare presto. Il 23 novembre, infatti, è previsto un meeting dell’Ifab ed è probabile che venga ripristinata la regola che c’era prima del marzo 2019 quando è stato anche introdotto l’uso del Var.
«Accade abbastanza di frequente che la palla colpisca accidentalmente le mani o le braccia dei calciatori, ma lo spirito della norma prevede che in questi casi non si debba punire i giocatori. L’uso del Var in molte competizioni ha semplicemente esasperato il problema e spinge arbitri e media a vivisezionare ogni situazione, con risultati controversi. Le braccia fanno parte di corpi impegnati dinamicamente negli sforzi atletici e il loro movimento è necessario per preservare l’equilibrio. Ci sono molte prove che i difensori siano costretti ad assumere posizioni “innaturali” semplicemente per evitare il rischio di vedere mani o braccia colpiti accidentalmente dalla palla e di essere puniti con un rigore».
Ceferin conclude la sua lettera scrivendo:
«Non c’è da vergognarsi nell’ammettere che a volte le decisioni prese per il bene comune non raggiungono i loro obiettivi. In tal caso è giusto rivederle senza che questo mini i meriti e la credibilità dell’Ifab».