Il Giornale: la Serie A resta senza “ristori”, ma potrebbe tagliare gli stipendi per salvarsi

I club in un anno spendono 1254 milioni per pagare i calciatori. Il loro grido di dolore stona con i reali bisogni di tante altre categorie. Non può rimediare la collettività

I club in un anno spendono 1254 milioni per pagare i calciatori. Il loro grido di dolore stona con i reali bisogni di tante altre categorie. Non può rimediare la collettività

Su Il Giornale, Elia Pagnoni si sofferma sulla richiesta di ristori per 600 milioni avanzata dalla Serie A al governo. Richiesta rifiutata.

I club, scrive, si lamentano di essere vicini al disastro economico e finanziario eppure spendono fior di milioni per pagare gli stipendi ai propri calciatori.

un grido di dolore che arriva da quelle stesse venti società di serie A che in un anno spendono 1254 milioni per pagare i loro calciatori, nemmeno fossero tutti dei fuoriclasse di primo livello. Un grido di dolore che, sinceramente, sembra stonato se messo a confronto con i reali bisogni di tante altre categorie”.

Tra l’altro, se pure quei 600 milioni arrivassero, non basterebbero comunque a pagare gli stipendi. Pagnoni continua:

“Certo, il sistema rischia di saltare, ma forse non è solo colpa della pandemia. Da quando gli ingaggi hanno preso un folle ascensore, tutti pronti a giustificare certe cifre con il giro di affari che il business del pallone procura. Ma quando ci sono gli imprevisti non si può pretendere che sia la collettività a rimediare. La gente è già indispettita quando sente dire che i calciatori fanno sette tamponi alla settimana, mentre fuori da quel mondo dorato bisogna stare mezza giornata in fila per farne uno, se si riesce. Figuriamoci se dovessero anche offrirgli 600 milioni di ristoro… E non si racconti sempre che il calcio è la quinta o sesta industria del Paese e che non è solo Cristiano Ronaldo ma anche tanti normali lavoratori, perché in quante altre imprese italiane c’è gente che guadagna un milione al mese come certi allenatori? Forse la soluzione alla crisi il nostro calcio può trovarla comodamente al proprio interno”.

 

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