Raiola: «I giocatori vengono a cercarmi. Non sono la Gea dove andavano per paura di uscire dal giro»
Spettacolare intervista a Repubblica: «Non sono i soldi a motivarmi. Gli italiani non sanno valorizzare i propri talenti. La Juve avrebbe fatto giocare Kean in Serie C»

Repubblica, con Emanuele Gamba, intervista Mino Raiola. Intervista ovviamente da leggere. Prendiamo qualche risposta del principe dei procuratori che ha appena piazzato Haaland al Borussia Dortmund.
«La mia commissione dipende dallo stipendio del giocatore, e vale per tutti. Non punto la pistola alla tempia di nessuno».
Gli italiani non sanno valorizzare i propri talenti, figurati quelli degli altri. A me capita di incontrare osservatori italiani che gridano al miracolo se vedono un 2001 forte. Allora gli dico: “ma che ve ne fate, se poi non lo fate giocare”.
Non mette tristezza la Juve che vende Kean?
«Tanta, anche a me. Non l’avrei portato in Premier se non parlasse perfettamente inglese, perché è ben raro che un ragazzo italiano si adatti all’estero: chiediamoci perché Spagna e Francia continuano a esportare giocatori e noi no. Ma se l’avessi lasciato alla Juve me l’avrebbero fatto giocare in serie C».
«Il punto è: guadagno molto o guadagno troppo? Io sono d’accordo sul molto. Oggi un grande club vale 4 miliardi, è tutto commisurato. I soldi fanno parte dello show. E comunque non sono i soldi a motivarmi, io ero già milionario a vent’anni, potevo sdraiarmi su una spiaggia e vivere di rendita. È la Fifa che per nascondere i suoi problemi non fa che attaccare i procuratori».
«Io rifiuto anche gli incarichi di mediazione, tratto solo i trasferimenti dei miei che devono scegliermi per fiducia e non perché hanno paura, come invece facevano quelli che andavano alla Gea, convinti che se non lo avessero fatto sarebbero usciti dal giro. Il procuratore è come il medico di famiglia: se non ti fidi, è meglio che lo cambi. E poi non assisto allenatori: voglio avere la libertà di mandarli affanculo. (…) Tra loro i giocatori si parlano, io funziono con il passaparola. Difatti non vado a cercare nessuno, sono loro che vengono da me».