Jorginho, il brasiliano freddo che da piccolo guardava le balene

Al largo di Imbituba le balene vanno a partorire. Allattano i loro piccoli a poche centinaia di metri dalle spiagge, spesso deserte. È il loro luogo prediletto da quando – ormai sono 41 anni – la caccia è stata vietata in Brasile. Sulla spiaggia a guardare le balene mamma Maria Tereza portava il suo bambino. […]

Al largo di Imbituba le balene vanno a partorire. Allattano i loro piccoli a poche centinaia di metri dalle spiagge, spesso deserte. È il loro luogo prediletto da quando – ormai sono 41 anni – la caccia è stata vietata in Brasile. Sulla spiaggia a guardare le balene mamma Maria Tereza portava il suo bambino. Jorge Luiz si trascinava dietro anche il pallone, passando interi pomeriggi ad allenarsi sulla sabbia. Palleggio, tiro, palleggio. Il piccolo Jorge Luiz, per tutti Jorginho, in campo è intelligente e freddo. Sembra persino più grande dei suoi quindici anni il giorno in cui si imbarca per l’Italia insieme a un’altra cinquantina di ragazzini. Il suo mito è Kakà. C’è un agente che gli vende la possibilità di fare strada. Il successo è la promessa che Jorginho mette in tasca insieme con il biglietto. L’Italia però si rivela diversa dal sogno spacciato per futuro. Per un anno e mezzo il piccolo Jorge resta senza una squadra e senza un contratto, dorme in un collegio, il procuratore gli passa 20 euro a settimana.
Lo sconforto si materializza. Jorginho vorrebbe tornarsene in Brasile, per fortuna in un provino di lui si accorge il Verona. Conosce Rafael, cambia agente e arriva la svolta. Al telefono dal Brasile papà e mamma gli danno la carica giusta. Jorginho diventa quello che è adesso, restando però il dormiglione che era da bambino a Imbituba. Un centrocampista che corre 12 chilometri a partita, quello che tocca più palloni di tutti nella sua squadra (una media di 64 a partita nel Verona), serve gol e assist. Il suo ruolo ideale – ha raccontato in un’intervista alla Gazzetta un paio di mesi fa – è davanti alla difesa. Gli piace giocare semplice ed essenziale, con due tocchi al massimo, per poi inserirsi sotto porta e tenere la testa sgombra di pensieri. Per questo da due anni lavora con Nicola Fittà, un mental coach, il quale gli spiega che certi esercizi sono importanti, per esempio fissare un oggetto per tanto tempo oppure restare immobile per un minuto aiuta a rimanere freddi. Sarà per questo che a soli 22 anni Jorginho è un rigorista affidabile. In Veneto ha anche trovato antenati. Il passaporto italiano è arrivato grazie a un parente di Lusiana, provincia di Vicenza, il trisnonno parente si chiamava Frello.
Mangia lo ha già convocato a suo tempo per l’Under 21, Prandelli lo tiene d’occhio per il Mondiale. Napoli lo aiuterà. Intanto gli restituisce il mare. Anche se non si vedono balene.
Il Ciuccio

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