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Gazzetta: Var, richieste dall’Italia per cambiare il protocollo

Il nostro paese è un punto di riferimento per la categoria arbitrale, allora Rizzoli e i suoi colleghi hanno già inviato delle proposte per rendere più chiara l’applicazione del Var.

Punto di riferimento

Lo scrive chiaramente anche la Gazzetta: «È un paradosso come nei giorni della polemica sul Var gli arbitri italiani siano tra i più richiesti all’estero». Il pretesto per scrivere questa frase è la designazione di Rocchi per Al Ain-River Plate, semifinale del Mondiale per Club. E poi c’è il Var, appunto, adottato praticamente da tutti i campionati del mondo in virtù del successo della sperimentazione in Serie A. Addirittura «Coverciano è stato scelto dalla Fifa come il primo centro permanente per la formazione e l’allenamento degli arbitri sulla Var. Vengono da tutto il
mondo per esercitarsi al simulatore installato nella struttura federale. Non è l’unico in Italia. A Sportilia, storica sede dei raduni arbitrali, ce ne sono due. E sono utilizzati di frequente».

Insomma, il nostro sistema è un punto di riferimento mondiale per la tecnologia arbitrale. E quindi le tensioni in Serie A possono in qualche modo rivelarsi decisive per eventuali correttivi al Var. La Gazzetta racconta come si stia pensando a dei cambiamenti per il protocollo. Anzi, starebbero arrivando delle sollecitazioni in tal senso dall’Italia.

Contatti alti e bassi

Leggiamo la rosea: «La dicitura è così vaga che successivamente dall’Ifab sono giunte indicazioni – informali – per una distinzione tra errori di un tipo e dell’altro. Si scopre, dunque, che per i “contatti bassi” si tende a chiamare in causa più frequentemente il Var perché il replay può aiutare a dirimere la controversia; viceversa per i “contatti alti”, come la spinta di Matuidi su Belotti, si privilegia la valutazione del campo perché l’immagine al rallentatore tende a far apparire ogni contatto un rigore. Mentre i tocchi con mani e braccia vanno rivisti tutti. Diciamolo onestamente: suona troppo cervellotico. Comprensibile solo agli addetti ai lavori. Rizzoli e i suoi colleghi ne sono consapevoli, motivo per cui hanno lavorato a delle proposte di modifica del protocollo già al vaglio dell’Ifab».

«Primo intervento da apporre, declinare l’intervento della Var per ogni tipologia di errore: un mani non visto, un fuorigioco, un contatto basso, un contatto aereo. Così, almeno, in ogni caso sarà scritto nero su bianco come gli arbitri devono comportarsi. Oggi, il “non detto” del protocollo sta generando troppi equivoci».

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