Yannick Bright, l’italiano che ha vinto la Mls con Messi: «Giocavo in Serie D, andar via dall’Italia la miglior decisione della vita»

Il 24enne italiano dell'Inter Miami alla Gazzetta: «Differenze con il calcio italiano? Qui in Mls c'è molta intensità, in Italia più attenzione alla tattica»

Yannick Bright

HARRISON, NEW JERSEY - JULY 19: Lionel Messi #10 of Inter Miami CF celebrates after scoring the team's fifth goal with teammates Yannick Bright #42 during the MLS match between New York Red Bulls and Inter Miami CF at Sports Illustrated Stadium on July 19, 2025 in Harrison, New Jersey. Dustin Satloff/Getty Images/AFP Dustin Satloff / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP

Da Zibido San Giacomo alla conquista della Mls con l’Inter Miami: Yannick Bright, di cui vi parlammo 2 settimane fa, racconta a Giuseppe Giuliano della Gazzetta dello Sport la sua incredibile ascesa dal calcio di Serie D al fianco di Lionel Messi.

Le parole di Bright

Nella stagione 2019-2020 faticava a giocare in Serie D, com’è finito in America?

«Tutto è iniziato con un messaggio ricevuto su Instagram nel 2020 quando giocavo all’Arconatese. In quel momento sentivo di dover cambiare vita e insieme ai miei genitori abbiamo deciso di fare questo salto nel vuoto. Ora posso dire che è stata la decisione migliore della mia vita. Ho sempre dato molta importanza alla scuola perché non sapevo come sarebbe andata con il calcio.»

Quali sono le differenze principali tra il calcio italiano e americano?

«In Italia c’è molta più attenzione alla tattica rispetto all’America. Qui il calcio è più fisico, c’è una grande intensità. Ricordo che al college ho trovato avversari molto strutturati, e lo stesso in Mls.»

Ci parli di Messi come compagno di squadra.

«Leo è una persona molto umile con un’aura incredibile. Ricordo che la prima volta che l’ho visto sono quasi svenuto, nonostante avessi cercato di prepararmi mentalmente prima del suo arrivo. Si è presentato come una persona qualsiasi, è un leader dentro e fuori dal campo, prima delle partite sa sempre trovare le parole giuste per motivarci. Un professionista modello, con una cura maniacale per i dettagli. È un ragazzo tranquillo, ma in campo si trasforma in un animale, a 38 anni e dopo tutto quello che ha vinto non vuole mai perdere neanche in allenamento. In spogliatoio poi ha un’ottima relazione con tutta la squadra.»

Che tipo di rapporto avete?

«Un buon rapporto da compagni di squadra: parliamo tantissimo di calcio, mi racconta della sua famiglia e mi chiede della mia. È stato di grande aiuto in questi due anni sia dentro che fuori dal campo. Mi ha raccontato che gli piace l’Italia e delle sfide che ha giocato a San Siro. Quando vinse con il Barcellona contro il Milan nel 2011, c’ero anch’io sugli spalti, grazie a mio fratello che giocava nelle giovanili.»

Tra i suoi compagni di squadra ce n’è uno con cui ha legato di più?

«Sergio Busquets è quello che mi è stato più vicino: giochiamo nello stesso ruolo e ha cercato di farmi assimilare il suo stile, anche se siamo due giocatori completamente diversi. Lui è molto più tecnico, mentre io sono più grintoso… Giocare come lui è quasi impossibile (ride). Io e lui parliamo molto di football americano e giochiamo assieme in una lega di fantafootball. Mi mancherà tantissimo ora che si è ritirato.»

Che cosa ci racconta invece del suo allenatore Mascherano e del proprietario David Beckham?

«Mascherano è molto bravo a livello umano, riesce a mettersi sullo stesso piano dei giocatori. Mi chiede di mettere in campo la mia grinta per compensare la perdita delle qualità tecniche di Sergio. Beckham è un vero leader, molto presente: prima delle partite viene sempre a caricarci uno per uno.»

Le piacerebbe tornare in Italia?

«In questo momento penso a vincere di nuovo con l’Inter Miami nella prossima stagione. In futuro, confrontarmi con il calcio europeo sarebbe sicuramente una bella sfida.»

Correlate