Mourinho: «Lo scudetto? L’Inter e il Napoli sono top, il Milan ha un allenatore speciale»
Intervistato dopo Benfica-Napoli, ha detto: «Conte e Chivu non possono permettersi di giocare come il Milan quest’anno perché hanno troppe partite da giocare».

Napoli's Italian coach Antonio Conte (R) hugs Benfica's Portuguese coach Jose Mourinho during the UEFA Champions League league phase day 6 football match between SL Benfica and Napoli at Estadio da Luz in Lisbon on December 10, 2025. (Photo by PATRICIA DE MELO MOREIRA / AFP)
Mourinho: «Lo scudetto? L’Inter e il Napoli sono top, il Milan ha un allenatore speciale»
Mourinho ieri ha vinto 2-0 contro un Napoli spento e deludente. Dopo la partita gli è stata posta la classica domanda: «Chi secondo te vincerà lo scudetto quest’anno?» E Mourinho ha risposto:
«Difficile, l’Inter è una super potenza con una rosa top. Napoli uguale. Il Milan gioca una partita alla settimana e ha un allenatore speciale come Max che allena in un modo in cui Antonio e Cristian (Chivu) non possono fare quest’anno perché hanno tante partite da giocare. Sarà tra queste tre la sfida. Mi piacerebbe tantissimo che vincesse la Roma, vorrei andare al circo massimo a festeggiare…».
È chiaro come un calendario così fitto possa incidere sulle prestazioni della squadra. Conte sta pagando un prezzo altissimo, considerando i continui infortuni a destra e a manca, e che infortuni, se vogliamo dirla tutta: praticamente mezza squadra titolare fuori.
Una situazione che ha costretto il Napoli a tornare sul mercato alla ricerca di centrocampisti, su tutti, per rinforzare una rosa che aveva già beneficiato di oltre 200 milioni di investimenti durante l’estate.
Conte e l’emergenza infortuni: «Più che di difesa a tre, parlerei di centrocampo a due»
Il tecnico ha specificato non poco tempo fa, in una domanda sulla difesa a tre:
«La svolta sulla difesa a tre è figlia dell’emergenza, ma più che altro il centrocampo a due per avere un’alternativa in panchina come Elmas anche se non è proprio il suo ruolo. Più che parlare di difesa a tre, parlerei del centrocampo a due. Bisogna continuare a fare di necessità virtù cercando di presentare sempre una squadra organizzata, non basta cambiare i numeri, ma devi lavorarci e metterli nelle migliori condizioni, poi si può difendere con un sistema e attaccare con un altro».
Come siamo arrivati al 3-4-3: il 4-1-4-1 e Kevin De Bruyne
Bisogna partire dalla scelta che ha orientato/determinato il mercato degli azzurri: l’acquisto di Kevin De Bruyne. Un’operazione che, di fatto, ha portato alla cessione di Raspadori, all’abbandono del 4-3-3 spurio utilizzato nel finale della scorsa stagione e all’invenzione del 4-1-4-1. Vale a dire il sistema di gioco con cui il Napoli ha affrontato la primissima parte della stagione.
Certo, ci sono stati tanti altri eventi incidentali che hanno cambiato il corso delle cose. L’infortunio di Lukaku e il conseguente arrivo di Hojlund, tanto per fare un esempio pesante. Il punto, però, è che Conte si è ritrovato a dover creare un sistema che funzionasse, cioè che fosse equilibrato, con De Bruyne, McTominay, Anguissa e Lobotka. Tutti insieme. Perché, molto semplicemente, parliamo dei migliori giocatori della rosa. E perché, altrettanto semplicemente, De Bruyne doveva essere schierato nella maggior parte delle partite, soprattutto quelle più importanti. Era e sarebbe ancora un discorso di status, di pura qualità. Per dirla in modo brutale: il Napoli non prende De Bruyne e lo fa accomodare in panchina. Mai al mondo. Neanche un duro – una definizione che non significa niente, ma prendiamola per buona – come Antonio Conte può farlo.











