La Fiorentina e le altre, il calcio connivente non denuncia mai le minacce degli ultrà. Aspetta le Procure

Sul Giornale. Perché Vanoli vuole scusarsi con i tifosi e dice che i calciatori non sono uomini? Dzeko col megafono. Aspettiamo una parola da Gravina e dalla Lega Serie A

Fiorentina ultrà

Db Bergamo 30/11/2025 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Fiorentina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Edin Dzeko

La Fiorentina e le altre, il calcio non denuncia mai pressioni e minacce degli ultrà. Aspetta le Procure

Tony Damascelli in prima pagina sul Giornale si scaglia contro la connivenza del mondo del calcio con le violenze del tifo organizzato.

Scrive Damascelli:

«Intanto, prima di tutto, dobbiamo chiedere scusa ai nostri tifosi… l’ho detto ai miei giocatori, non servono i calciatori, servono gli uomini e lo dobbiamo diventare». Così ha detto Vanoli Paolo, allenatore della Fiorentina dopo la sconfitta, l’ottava di campionato, contro il Sassuolo. Ma perché le scuse? Ma perché gli uomini? Ma perché nemmeno una parola contro quei delinquenti che minacciano la vita delle mogli, fidanzate e figli dei calciatori viola, augurando loro la morte per cancro? Perché essere complici di quella ciurma, senza mai, ripeto mai, denunciarli pubblicamente, in attesa che siano le procure ad occuparsene, come è accaduto a Torino e a Milano? Che cosa altro aspetta il mondo del calcio a farla finita con questi ricattatori vigliacchi? Basta con la mortificante sfilata o processione sotto le curve, addirittura a dialogare con i capi ultrà, stavolta è stato Dzeko a farlo con megafono, altrove altri calciatori illustri lo hanno emulato, complici di assassini e spacciatori, se la sono cavata con un giorno di riposo. Squallido. Il regolamento dice che la connivenza pubblica è vietata, prevede multa e squalifica, ma dove sono i giudici? Si nascondono nel canneto, temendo le minacce dei malfattori? Attendo una parola, un fiato, un sospiro dal presidente della Federcalcio e dal suo sodale della Lega di serie A. Finora hanno preferito accomodarsi in tribuna e godersi il loro spettacolo privato. 

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