Juventus, La Stampa (che è ancora di Elkann) prende per i fondelli Comolli sul calciomercato degli algoritmi
Fosse dipeso dalle statistiche, David avrebbe già segnato 11 gol (senza tutti quegli errori alla Calloni) e Openda 5-6, offrendo tre assist. La realtà è ben più triste

Db Philadelphia 22/06/2025 - FIFA Club World Cup 2025 / Juventus-Wydad / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Damien Comolli
Juventus, La Stampa (che è ancora di Elkann) prende per i fondelli Comolli sul calciomercato degli algoritmi
Il titolo è eloquente: “La Juve di Spalletti va oltre l’algoritmo”. Sommario: “David, Openda, Zhegrova e Joao Mario scelti al computer da Comolli, ma poco impiegati. I dati non svelano personalità e velocità di adattamento. Il nuovo tecnico lavora sulla mentalità”.
Come a dire: caro Comolli, comincia a somigliare a un sòla con i tuoi algoritmi. Non dimentichiamo che la settimana è cominciata con l’attacco alzo zero di Tony Damascelli che ha definito Comolli – tra le cose – incompetente e scostumato. Il ritratto feroce (chissà però che non sia così distante dal vero) lo trovate qui.
Oggi per l’amministratore delegato della Juventus arriva un’altra mazzata, dal peso specifico superiore. La critica dal giornale di famiglia (La Stampa) che lo prende per i fondelli per il calciomercato basato sugli algoritmi.
Scrive La Stampa (che è ancora di John Elkann):
«Porto il mio metodo in bianconero: i dati sono fondamentali», uno dei biglietti da visita dell’ad Comolli. Ma a volte un conto sono le analisi e le sintesi dei big data e un altro conto è il rendimento. Fosse dipeso dalle statistiche, Jonathan David avrebbe già segnato 11 gol (e non ne avrebbe sbagliata la caterva che invece ne ha sbagliata) e Openda 5-6, offrendo tre assist. Trattasi di proiezione fatte rispettando le medie tenute nelle precedenti squadre, il Lilla e il Lipsia. «Stiamo parlando di un giocatore pagato 45 milioni!», ha detto Spalletti a Napoli per difendere l’ingresso in campo del belga al posto di Yildiz. E che dire di Joao Mario? Beh, lui sarebbe stato un titolare inamovibile (come lo era al Porto), invece ha collezionato appena 358 minuti.
No, decisamente le aspettative non sono state mantenute. Forse perché gli algoritmi alla base della campagna acquisti estiva arrivano fino ad un certo punto, ma non ti dicono proprio tutto-tutto (o quantomeno non è così semplice cogliere indicazioni sull’attitudine dei giocatori, sul modo in cui possono calarsi in una nuova realtà e in un nuovo contesto). Non ti dicono, ad esempio, se i nuovi innesti hanno la «faccettina di caz…o», come testualmente ha detto Spalletti, oppure «si prendono schiaffi». L’ex ct deve dunque andare oltre gli algoritmi e far scattare qualche scintilla. A suon di coccole («Questi ragazzi hanno bisogno di essere abbracciati») oppure a suon di bastonate verbali: «Non è questione di giocare con continuità per conquistare fiducia, semmai di allenarsi e giocare bene per meritarsi spazi».











