Il Natale triste della Ferrari di Vasseur, a Maranello si sono persino dimenticati di fare il brindisi

Su Formula Passion Pino Allevi racconta la cena di Natale della Rossa a Maranello tra Vasseur che parla solo inglese e una squadra, forte, che non riesce a trovare coesione

Vasseur Ferrari

Maranello (Mo) 14/02//2023 - presentazione Ferrari SF-23 / foto Press Office Scuderia FerrariImage nella foto: Frederic Vasseur

Il Natale della Ferrari è diventato triste come le ultime annate della rossa. Ai tempi di Enzo Ferrari, racconta Pino Allievi in un articolo per Formula Passion, era un vero spettacolo la conferenza stampa di fine anno. Contraddistinta dai duelli verbali con i giornalisti, le battute, lo zampone accompagnato dal lambrusco. Montezemolo ha replicato a modo suo. Marchionne è stato analitico e generoso di anticipazioni, con tocchi di vicende personali che nei momenti di festa si ascoltano con piacere.

Il Natale triste di Vasseur e della Ferrari

Il Natale dell’era Vasseur, celebrato ieri l’altro, ha assunto invece la forma di un verbale asettico della stagione. Con le stesse parole pronunciate al termine delle gare. Le stesse considerazioni, le stesse deduzioni lasciate però agli altri. Nessuna analisi in profondità, nessun mea culpa, nessuna novità. Salvo quella che la macchina del 2026 sarà mostrata il 23 gennaio, quindi tra pochissimo. E’ però emerso uno dei lati più critici della Ferrari attuale: l’incapacità di comunicare. L’occasione era propizia perché nel pranzo di Natale ci si può anche lasciar andare un po’, creando quel clima confidenziale cancellato negli ultimi anni, visto che l’incubo della stagione più amara è alle spalle e si deve per forza guardare avanti prendendo in esame il buono e il cattivo di quanto è accaduto.

La Ferrari partita per vincere tutto ha chiuso con zeo tituli

Le critiche, la Ferrari, se le è alimentate da sola: quando si proclama a inizio stagione l’obbiettivo della conquista di due mondiali e si arriva a dicembre col quarto posto tra i costruttori, senza vittorie, significa che la gestione è stata un disastro, con l’aggravante di aver regalato al più grande pilota di tutti i tempi l’annata più deludente della carriera. La spiegazione fornita a due anni dall’ingaggio di Hamilton non sta in piedi: “Dobbiamo migliorare il rapporto, è una questione di mentalità e comprensione reciproca”.

Vasseur prenda esempio dalla McLaren

Vasseur e compagnia sono stati assunti in funzione della loro bravura e quindi della possibilità di generare la scossa che porti alla risalita. La McLaren è un esempio clamoroso: è la squadra che, tra le grandi, spende di meno (molto meno!) e produce mondiali a raffica. Ma è coesa, ha il coraggio di ammettere pubblicamente errori e debolezze, a dimostrazione di quanto sia forte e non tema, con la sincerità, di mostrare un lato fragile che fa parte della vita.

Dentro la Ferrari urge un ribaltamento di mentalità partendo dalla constatazione che Vasseur è un manager capace, di ottime relazioni interne ed esterne (qualcuna magari scomoda), che certamente sta lavorando in prospettiva. Del capo progetto Loic Serra tutti parlano bene, è un ingegnere dalle idee chiare e dall’esperienza ricca. Poi c’è Enrico Gualtieri che come tutti i bravi motoristi dispensa bugie (nega l’offerta Audi…) però le sue power unit sono sempre state di alto livello e lui è un ingegnere di notevoli capacità al pari del suo staff impoverito dalla partenza di Zimmermann (si fa trapelare che sia stato liquidato, non è così) ma arricchito da nuovi, sconosciuti, arrivi. Poi c’è il “vice” Jerome D’Ambrosio che ha saggezza, mestiere, tatto e dovrebbe usare di più il suo intuito per mediare ciò che altri, scelleratamente, inaspriscono. Infine c’è Benedetto Vigna, l’ad che in altri campi ha avuto successo e in Ferrari non parla, compare e sguscia via come al pranzo di Natale, ma dovrebbe ogni tanto esporsi, rendendo leggibile il pensiero aziendale da una posizione di vertice.

La squadra c’è, manca la coesione

Analizzata senza preconcetti, è quindi una Ferrari forte, sulla carta, quella che sta per affrontare un 2026 auspicabilmente vincente, con regole che cambieranno il panorama. “C’è una chance, dobbiamo coglierla”, dice Piero Ferrari, che era presente, defilato, al Natale del Cavallino a Fiorano: attentissimo osservatore con deduzioni che tiene per sé, ma testimone di una Ferrari che c’è, scalpita, ci crede e non demorde. La vera Ferrari deve essere questa, ma serve la giusta dose di umiltà per rimetterla in carreggiata. Forza, auguri – alziamo i calici almeno noi – a Maranello ci si è persino dimenticati del brindisi – ripartiamo dimenticando inciampi, screzi, polemiche: Enzo Ferrari lo ha fatto mille volte ed è sempre tornato a vincere. Perché ignorare l’insegnamento?

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