Biathlon, Sivert Bakken è morto con la maschera ipossica sul volto: in Italia era vietata, per la Wada non è doping

Il Corsera: "Soffriva di miocardite. Le maschere per­mettono di ridurre fino a dieci volte l’aria respi­rata per simu­lare la mancanza d'ossigeno dell'alta quota. Si vendono anche su Amazon"

This photo taken on December 19, 2025, shows Norway's Bakken Sivert Guttorm competing in the men's 10km sprint event of the IBU Biathlon World Cup, in Le Grand Bornand, near Annecy, southeastern France. Norwegian biathlete Sivert Guttorm Bakken, 27, has been found dead in his hotel room in Lavaze, Italy, the Norwegian Biathlon Association said on December 23, 2025, adding that the cause of death was unknown. The sports governing body said the athlete's death had been confirmed by Italian authorities. (Photo by OLIVIER CHASSIGNOLE / AFP)

La morte improvvisa di Sivert Bakken, talento norvegese del biathlon (uno sport invernale che combina lo sci di fondo con il tiro a segno con carabina) trovato senza vita in un hotel del Trentino, riaccende prepotentemente i riflettori su una pratica di allenamento sempre più diffusa ma controversa. L’atleta, 27 anni e con precedenti problemi cardiaci, indossava una maschera ipossica per simulare la mancanza di ossigeno dell’alta quota: ne parla Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera.

La morte di Bakken e i rischi della maschera ipossica: i dettagli

Si legge sul Corriere della Sera

Sivert Bak­ken, 27 anni, uomo di punta del bia­thlon inter­na­zio­nale, è stato tro­vato senza vita la mat­tina del 23 dicem­bre in una stanza dell’albergo Dolo­miti del Passo di Lavazè da un com­pa­gno della Nazio­nale con cui era in ritiro ai 1.800 metri del valico tren­tino. Il col­lega aveva bus­sato alla sua porta la sera pre­ce­dente e non avendo rice­vuto rispo­sta ha pen­sato si fosse già addor­men­tato. L’autop­sia, che si svol­gerà a Trento, sta­bi­lirà il momento del decesso. Bocca e naso di Bak­ken erano ostruiti da una maschera Emt (Ele­va­tion Trai­ning Mask), dispo­si­tivo che per­mette di ridurre fino a dieci volte l’aria respi­rata per simu­lare l’effetto ipos­sico dell’alta quota (fino a 7.500 metri «vir­tuali» sul livello del mare) per — a detta di chi lo pro­duce — miglio­rare resi­stenza, potenza.

L’allarme lan­ciato dai respon­sa­bili olim­pici scan­di­navi — che da vent’anni fanno dell’ipos­sia una chiave del loro alle­na­mento — fa ipo­tiz­zare un pos­si­bile col­le­ga­mento tra la morte di Sivert e l’uso della maschera. Dai 24 ai 26 anni Bak­ken era stato sospeso dall’atti­vità ago­ni­stica per una mio­car­dite e da poco era stato auto­riz­zato a gareg­giare, come aveva fatto pochi giorni prima del decesso sul cir­cuito di Le Grand Bor­nand, in Fran­cia.

Un allarme lanciato da tempo

Di ipos­sia si parla dagli anni Novanta, quando i cicli­sti di punta acqui­sta­vano tende che simu­la­vano quote com­prese tra i 2.000 e i 4.000 metri per otte­nere bene­fici simili a quelli della (proi­bita) Epo, ovvero un aumento dei glo­buli rossi. Vie­tata solo in Ita­lia e solo dalla legge penale fino allo scorso anno, la tenda ipos­sica è con­sen­tita nello sport per­ché la meto­do­lo­gia non è con­si­de­rata doping dalla Wada. La maschera è uno stru­mento più banale e mec­ca­nico della tenda: su Ama­zon se ne tro­vano decine di modelli dai 15 a oltre 100 euro e fun­zio­nano con una val­vola che regola il flusso d’aria.

La scienza, quella vera, è più che scet­tica sul loro uso. Due tra gli studi più impor­tanti tra le cen­ti­naia sull’argo­mento, pub­bli­cati sul Jour­nal of Strenght and Con­di­tio­ning Research e sull’euro­pean Jour­nal of Applied Phy­sio­logy, evi­den­ziano «mode­stis­simi effetti sulla pre­sta­zione», non com­pa­ra­bili con il vero alle­na­mento in altura, e pos­si­bili «rea­zioni avverse in par­te­ci­panti agli espe­ri­menti che ripor­tano sen­sa­zioni di clau­stro­fo­bia, diso­rien­ta­mento e sof­fo­ca­mento».

 

Correlate