Neil Leifer: a 16 anni allo Yankee Stadium, senza accredito, spingendo una carrozzella: la sua prima foto finì su Sports Illustrated
Storia del leggendario fotografo di Muhammad Ali. L'Equipe rianalizza la grande bellezza dello scatto del ko di Sonny Liston nel 1965

LAS VEGAS, NV - NOVEMBER 05: Photographer Neil Leifer takes photos of the WBO welterweight championship fight between Manny Pacquiao and Jessie Vargas at the Thomas & Mack Center on November 5, 2016 in Las Vegas, Nevada. Pacquiao won by unanimous decision. Ethan Miller/Getty Images/AFP Ethan Miller / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP
Il 25 maggio 1965, Neil Leifer aveva 22 anni. Quella sera – racconta L’Equipe – “in un’arena poco entusiasmante a Lewiston, nel Maine, davanti a 4.000 spettatori, Muhammad Ali offrì a Sonny Liston una rivincita per il titolo mondiale dei pesi massimi. Dieci anni separavano i due pugili. In meno di due minuti, il giovane Ali, in pantaloncini bianchi, abbatteva il suo avversario, che mostrava poca propensione a rialzarsi. Il vincitore lo fulminò con lo sguardo, ruggì la sua rabbia. Posizionato proprio di fronte, Neil Leifer premette l’otturatore della sua Rolleiflex. Il risultato è una meraviglia della tecnica, un montante di muscoli e sudore, un frammento di storia americana. Un’opera che ora costa oltre 20.000 euro per una stampa 50 x 50 cm”. Una delle più belle foto, se non la più bella in assoluto, dello sport.
L’Equipe ha chiesto a degli esperti i motivi di questo giudizio più o meno condiviso da tutti. Ma al di là della foto in sé, colpisce anche la storia di Neil Leifer, il fotografo diventato poi una leggenda.
Neif Leifer – scrive L’Equipe – appartiene a quella cerchia ristretta di fotografi, per lo più anglosassoni, che hanno fotografato di tutto per Sports Illustrated, Life o Time Magazine: presidenti americani, papi, Fidel Castro, Marlon Brando… Consumato dalla sua professione, ha trascorso la sua vita sugli aerei, negli stadi e negli studi. Aveva 16 anni quando la sua prima foto fu pubblicata su Sports Illustrated: un iconico touchdown allo Yankee Stadium di New York, la sua città natale. Non accreditato perché troppo giovane, entrò spingendo un uomo disabile su una sedia a rotelle, con la macchina fotografica a tracolla.
Incontrò per la prima volta Cassius Clay (poi Muhammad Ali) alle Olimpiadi del 1960. Avevano la stessa età e si trovarono subito bene. Neil Leifer avrebbe poi documentato 35 incontri del “the greatest”, viaggiando a Manila e Kinshasa. “Avere Ali nell’obiettivo era un gioco da ragazzi, il sogno di ogni fotografo”, raccontò nel 2007. “Amava l’obiettivo, e l’obiettivo amava lui. Voleva vedere ogni prova Polaroid. Continuava a dire: con me è impossibile fare una brutta foto, sono troppo bello…‘. Non aveva tutti i torti. A parte Marilyn Monroe, non so chi abbia fotografato meglio di lui”.










