Milinkovic-Savic è diventato un para-rigori col lavoro: prima del boom, su 12 rigori non ne aveva parato uno

Marca dedica un articolo al serbo che poi è gallego di nascita. Non è un caso la sua evoluzione, prima subiva gol a raffica e si è messo a studiare

Napoli Milinkovic-Savic

Ni Napoli 01/11/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Como / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Vanja Milinkovic Savic

Vanja Milinkovic-Savic ha firmato una settimana di quelle che segnano una stagione. Il suo Napoli ha raccolto quattro punti su sei, grazie alla vittoria di misura sul Lecce e al pareggio a reti bianche col Como, mantenendo la vetta della Serie A con un punto di vantaggio su Inter, Milan e Roma. Lo scrive Marca

Il percorso netto di Milinkovic-Savic

Due partite, due rigori parati, due clean sheet (ossia zero gol subiti). Una settimana che profuma di scudetto, perché è nelle serate di sudore e paura che si misura la solidità di una squadra. E in quelle serate, Vanja è stato tutto ciò che un portiere deve essere: muro, conforto e certezza. Contro il Lecce, la sua parata arrivò nel finale, quando Camarda stava per pareggiare: Vanja volò sulla destra e preservò lo 0-1 che diede i tre punti al Napoli. Quattro giorni dopo, contro il Como, ha ripetuto l’impresa: questa volta su Morata, respingendo di piede il rigore che avrebbe potuto cambiare la storia della partita.

Se allarghiamo lo sguardo alle ultime due stagioni, Milinković-Savić ha parato 6 rigori su 11 — un incredibile 55% — a fronte di una media generale che dice che solo uno su quattro viene neutralizzato. Queste cifre lo collocano tra i migliori specialisti del continente: solo cinque portieri del Big-5 lo superano, e tra loro ci sono Pickford, Meret (curiosamente proprio colui che Vanja ha scalzato al Napoli) e Kelleher. Ma il suo vero rivale statistico è Nikola Vasilj, il croato con un irreale 86% di successo.

Quando era un colabrodo

Eppure Vanja non è arrivato a questi numeri per caso. Nelle due stagioni precedenti aveva affrontato 12 rigori senza mai pararne uno. Non si è arreso, ha studiato, si è reinventato. Oggi indovina l’angolo in otto casi su undici: un’evoluzione da laboratorio, un caso di studio di crescita mentale e tecnica.

Milinković-Savić non è solo un portiere in forma: è un segnale, un’idea. Rappresenta quella parte di Napoli che, dopo i lampi di un passato glorioso, sceglie di affidarsi al rigore, alla concentrazione e alla forza dei dettagli. “Se mi chiedete se mi taglierei la barba per uno Scudetto, non credo. Ma se mi dite che serve per vincerlo, lo farei”, ha detto ridendo. Ma in quella battuta c’è tutto: la leggerezza di chi sa di essere decisivo e l’autoironia di chi ha imparato che nel calcio, come nella vita, non si para solo con i riflessi, ma con la testa.

E così, Vanja, serbo di passaporto e gallego di nascita (è nato a Ourense, mentre suo padre giocava in Spagna), oggi è il portiere del Napoli capolista. Nel frattempo, il fratello Sergej scrive un’altra storia in Arabia, ma la saga dei Milinković-Savić continua a brillare in azzurro.

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