La Milano interista è ossessionata da Conte. Libero e Giornale: “Arruffa popolo, campione di mani avantismo”

Stato d'allarme nelle roccaforti dell'interismo editoriale, a conferma che l'Andonio ha colpito nel segno. Siamo all'uno contro tutti e i tutti stanno impazzendo

La Milano interista è ossessionata da Conte inter pistocchi formazioni ufficiali

Mg Milano 10/11/2024 - campionato di calcio serie A / Inter-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Conte

La Milano interista è ossessionata da Conte. Libero e Giornale: “Arruffa popolo, campione di mani avantismo”

È tornata Napoli contro Milano. Che poi ridotta all’osso è Antonio Conte (quasi) contro tutti. Anche a Napoli il tecnico di Lecce è un uomo solo. Figuriamoci al Nord. Non a caso oggi sia Libero sia Il Giornale dedicano due articoli aciduli al tecnico leccese. Gli impartiscono anche la lezioncina, come fa ad esempio Claudio Savelli su Libero che è una roccaforte dell’interismo editoriale.

Libero in sostanza gli dà del provinciale. Loro che hanno un giornale su cui discettano fini intellettuali del demi-monde europeo:

Scrive il quotidiano:

La Champions League, il palcoscenico che nelle intenzioni del presidente De Laurentiis doveva rappresentare il salto di qualità definitivo del club e del brand Napoli, è diventato il pulpito (imposto dalla Uefa, al contrario della serie A dove può serenamente disertare) da cui Antonio Conte fa partire la predica. Invece di alzare lo sguardo verso l’Europa, il mister lo abbassa ostinatamente sul confine italiano. Ogni domanda sulla sfida – cruciale, per non uscire dal gruppo playoff e per redimersi dall’umiliante 6-2 incassato dal Psv – contro l’Eintracht Francoforte è un pretesto per tornare alle miserie, vere o presunte, del campionato. È un copione noto, nulla di nuovo, ma è indicativo che venga proposto in sede europea, laddove Conte ha più difficoltà.

La narrazione da “underdog” va bene una volta, quando sei reduce da un decimo posto, non quando porti in Europa uno scudetto. E questo maniavantismo ostinato con cui Conte pensa di proteggere la squadra, magari, forse, sia concesso il dubbio, ne ridimensiona l’orizzonte. È la proiezione di una mancanza di respiro internazionale che fa a pugni con la storia recente del Napoli e l’investimento fatto per riguadagnare questo stesso status. Conte dimentica che l’Europa è un habitat naturale per il Napoli. L’ha frequentata per 14 anni di fila e De Laurentiis giustamente ha sempre rimarcato questo traguardo: l’anno scorso, il primo con “mister scudetto”, è stato l’eccezione, mentre questo è la regola.

Chiede ai tifosi di «tapparsi le orecchie» e ascoltare solo lui, ma è proprio lui il primo a riempirle di rumore, di sospetti, di fastidi che con la Champions c’entrano poco o nulla e, soprattutto, che in Europa non interessano a nessuno.

Leggi anche: Antonio Conte e l’Inter, storia di un grande rancore.

Anche Il Giornale ci mette del suo, a firma Gianni Visnadi che gli dà dell’arruffa popolo:

L’ultima volta in Champions è finita malissimo, quel 6-2 in casa del PSV che sembrava portare il Napoli sull’orlo del baratro. Quella sera, dal cilindro senza fondo delle provocazioni, Antonio Conte tirò fuori la storia dei «troppi acquisti, perché inserire 9 giocatori richiede tempo», che innescò un dibattito a senso unico, gli costò qualche altra critica, ma chissene, tanto più che gli evitò di parlare in concreto della sconfitta.

Due settimane dopo, il Napoli si riaffaccia in Europa, obbligato stasera a battere l’Eintracht per evitare di appesantire di incognite carogne il resto del girone, e il suo allenatore rimette un’altra volta la maschera del guerriero e torna all’attacco. «Il Napoli dà fastidio e fa paura. Sono tre mesi che ci criticano e chi c’è in testa alla classifica? Per quante ce ne dicono, dovremmo essere in fondo e invece siamo primi».

Conte è questo, da sempre. Grande allenatore e arruffa popolo ancora più grande.

Conte è anche questo: lingua lunghissima, che sa essere velenosa come poche altre. Simone Inzaghi, nello sprint scudetto dello scorso anno, provò a inseguirlo sul piano della provocazione, deragliando poco dopo il via. Certe cose bisogna saperle fare e farle bene. Decide Conte i tempi e i modi e i suoi bersagli, l’ha sempre fatto: a Torino o a Londra, a Milano o in Nazionale. Paladino del proprio brand. Napoli non è certo l’eccezione. Così, se parla lui di arbitri è il momento giusto per farlo (i famosi retropensieri di un anno fa), ma se lo fa qualcun altro è solo per crearsi alibi o incassare crediti. «Dispiace perché a volte vedi come il sistema non si basa su fondamenta solide, al primo soffio di vento, parlare per migliorare il calcio italiano, vedete cosa cavolo è successo», racconta con malcelato riferimento a Marotta, che anche stavolta evita di rispondergli.

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