Addio a Giovanni Galeone l’allenatore che piaceva a Maradona. Era un bon vivant, padre putativo di Allegri

Aveva 84 anni. Allenò anche il Napoli nella sfortunata stagione del 97-98 che finì con la retrocessione. Nemmeno una vittoria. Personaggio estroso e grande conoscitore di calcio

Galeone Petrucci

Db Milano 07/02/2013 - final eight coppa Italia di basket / Cimberio Varese-EA7 Milano / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianni Petrucci-Massimiliano Allegri-Giovanni Galeone

Addio a Giovanni Galeone l’allenatore che piaceva a Maradona. Era un bon vivant, padre putativo di Allegri

Addio a Giovanni Galeone. È morto a 84 anni. Se n’è andato così, all’improvviso, un simbolo del calcio italiano a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Un grande personaggio. Dentro e fuori dal campo. Il suo Pescara faceva divertire (anche gli avversari), piaceva a Diego Armando Maradona che lo avrebbe voluto a Napoli. Quel Napoli ne segnò una volta sei e una volta otto al Pescara. Fu anche allenatore del Napoli nella sfortunata stagione 97-98 che portò gli azzurri in Serie B. Dieci partite e nemmeno una vittoria: appena tre pareggi. Era napoletano. È stato il padre putativo di Massimiliano Allegri.

Scrive Alfredo Pedullà: Allenatore di grande personalità e contenuti, geniale, ribelle, senza peli sulla lingua e contro qualsiasi forma di routine. Quanti ricordi professionali: gli sia lieve le terra e condoglianze sincere alla famiglia.

Galeone: «Il Napoli è l’unica scelta che non rifarei in carriera. Fu un errore di presunzione» (gennaio 2021)

Nell’intervista rilasciata a Il Mattino, Giovanni Galeone parla anche dell’esperienza avuta sulla panchina del Napoli, nella stagione 1997-98. La definisce una scelta che non rifarebbe.

«È stata l’unica scelta che non rifarei in tutta la mia carriera. Lo definisco un errore di presunzione. Andare in una squadra dalla quale Mazzone era scappato era una follia».

A volere che Galeone allenasse il Napoli c’era stato, in passato, anche Maradona, ma poi non se ne fece nulla.

«Lo incontrai a cena alla Sacrestia l’anno dopo il primo scudetto. Mi disse: “Deve essere il mio prossimo allenatore”».

Ma tutto sfumò.

«Avevo parlato con Moggi e sembrava tutto fatto. Avrebbero dovuto mandar via Bianchi, e invece mandarono via i giocatori. Ovviamente ci sono rimasto molto male, ma il rapporto personale era con Diego. Quando lo affrontavo con le mie squadre non lo facevo marcare. Mi dicevo: ho la possibilità di vederlo dal vivo, non posso perdermi lo spettacolo. Quando ho saputo della sua morte è stato un dolore
immenso».

 

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