Jankto: «Non volevo pubblicare quel video, pensavo perché al giorno d’oggi devo dire al mondo che sono gay?»

Alla Gazzetta: «Dopo il video all’inizio ho ricevuto commenti brutti e omofobi sui miei profili social. Per mesi passavo le giornate a cancellarli»

Jankto

Mp Bologna 02/09/2023 - serie A / Bologna-Cagliari / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: Jakub Jankto

Jakub Jankto, l’ex giocatore di Sampdoria e Cagliari è tornato a parlare del suo coming out e di come è cambiata la sua vita due anni fa quando ha deciso di condividere pubblicamente la propria omosessualità. Lo ha fatto con un video di coming out che lo ha reso il primo giocatore di Serie A ad affrontare apertamente questo passo.

In un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport: «Volevo far tacere tutte le voci su di me e oggi sono felice e in pace con me stesso, senza alcuna paura».

Che cosa hai provato al mio coming out? «Inizialmente non volevo pubblicare quel video. Volevo tenere tutto per me, non vedevo motivo per renderlo pubblico. A Praga cominciarono a girare voci sulle mie frequentazioni con i ragazzi, probabilmente qualcuno mi aveva visto più di una volta per strada. Queste voci non mi piacevano: la più diffusa era ‘Jankto è gay’. Anche su Twitter se ne parlò molto. A me questo non andava bene: era tutto una caz***a. Pensavo: perché al giorno d’oggi devo dire al mondo che sono gay? È una cosa mia, personale, sono nato così. Poi mi hanno consigliato di fare quel video e alla fine ho ceduto». 

Chi te l’ha consigliato? «C’era un giornalista che una volta pubblicò su Twitter una notizia secondo cui un giocatore della Nazionale ceca stava preparando il suo coming out. Non era vero, non stavo preparando nulla. Fu un idiota e mi arrabbiai molto. Alla fine mi convinsi a fare il video: la notizia era diventata virale. Volevo far placare tutte le voci su di me e oggi sono felice e in pace con me stesso, senza alcuna paura». 

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Vittima di insulti? «All’inizio ho ricevuto commenti brutti e omofobi sui miei profili social. Per mesi passavo le giornate a cancellarli. Quelle persone erano circa il 30 per cento, mentre l’altro 70 stava con me e mi supportava: ‘Bravo Kuba, siamo con te’. Io ringraziavo giusto per cortesia, ma non aveva molto senso. Io sono gay, un altro può essere etero: dov’è il problema? Oggi, però, quando a Praga mi vedono nei bar o nei ristoranti, nessuno fa più commenti». 

La relazione con Marketa, madre di David? «Ho sempre saputo di essere gay, ma nella relazione con Marketa stavo provando a non esserlo. Mi dicevo: ‘Non posso stare con un ragazzo’. La relazione non andò bene: anche a livello di intimità non c’era grande intesa. Ero infelice, e quando raggiunsi l’apice della sopportazione decisi di non nascondermi più e le rivelai il mio orientamento sessuale». 

Sulla gestione del figlio dopo il coming out: «Entrambi siamo persone intelligenti. Non parliamo molto e abbiamo avuto più di qualche problema, non lo nascondo, ma a David non gli facciamo mancare nulla. Ce lo dividiamo ogni due settimane. Io convivo con un ragazzo». 

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