Il proprietario del Brighton: «Liga e Serie A sono arretrate rispetto alla Premier, per questo giocano all’estero»
A The Athletic Bloom ha anche messo in guardia sul fatto che i costi dei trasferimenti e gli stipendi dei calciatori stanno crescendo più rapidamente dei ricavi dei club

Il proprietario del Brighton & Hove Albion, Tony Bloom, si è detto contrario all’idea di disputare partite di Premier League all’estero, sostenendo che gli altri campionati stanno adottando questa strategia solo perché «stanno rimanendo indietro» rispetto al massimo torneo inglese. La Liga spagnola vuole organizzare a dicembre una partita tra Barcellona e Villarreal a Miami, mentre Milan e Como prevedono di disputare la loro sfida di Serie A a Perth, in Australia, il prossimo febbraio. La Uefa ha «acconsentito con riluttanza» a queste iniziative, in attesa che la Fifa finalizzi un nuovo regolamento sulle gare domestiche giocate all’estero. Ne scrive The Athletic.
Liverpool ed Nbc vorrebbero giocare a New York
“Lo scorso anno, il presidente americano del Liverpool, Tom Werner, aveva dichiarato di essere «determinato» a far disputare una partita di Premier League a New York, mentre il capo della Nbc Sports, emittente che detiene i diritti del campionato inglese negli Stati Uniti, ha espresso il desiderio di portare due gare della prima giornata oltreoceano. Bloom, però, ha dichiarato a The Athletic: «Non sono favorevole alle partite di Premier League giocate all’estero. Mi piace il sistema in cui si disputano 19 gare in casa e 19 in trasferta. La Premier League sta diventando ogni anno più grande, migliore e più popolare. Altri campionati, forse, stanno perdendo terreno. Non abbiamo bisogno di fare questo [giocare partite all’estero] per creare più rumore o attirare nuovi tifosi. Possiamo farlo all’interno del sistema attuale»”.
Gli stipendi dei calciatori in Premier crescono più velocemente dei ricavi dei club
“Bloom ha anche messo in guardia sul fatto che i costi dei trasferimenti e gli stipendi dei calciatori stanno crescendo più rapidamente dei ricavi dei club, e che se le perdite continueranno ad aumentare si rischia un «disastro».
A novembre i club della Premier League voteranno un nuovo pacchetto di regole finanziarie, tra cui l’introduzione di un «squad cost ratio» (Scr) che limiterà le spese per trasferimenti, salari e commissioni agli agenti all’85% dei ricavi, una misura simile a quella applicata dalla Uefa, ma più severa (70%)”.
Le perdite dei club di Premier sono enormi, si rischia il disastro
“«La maggior parte dei club perde somme significative di denaro. È una follia finanziaria. E non solo in Inghilterra, ma in quasi tutti i Paesi. L’entità delle perdite che alcune società accettano stagione dopo stagione non ha senso. I ricavi della lega crescono a un certo ritmo, ma le spese per trasferimenti e stipendi crescono ancora più rapidamente. C’è un elemento di insostenibilità in tutto questo, ed è per questo che le nuove regole su cui voteremo sono davvero importanti. Se le perdite continueranno a crescere a questo ritmo, si arriverà solo al disastro.» Bloom ha aggiunto che sarebbe molto dannoso per la Premier League se il divario finanziario tra i club più ricchi e quelli più poveri diventasse tale da rendere le partite non più competitive: «Se quel divario cresce troppo, l’interesse per la Premier League diminuirà, e con esso anche i ricavi — non solo per le squadre della Premier, ma per tutte quelle della piramide calcistica inglese. È una questione fondamentale.»
Infine, il patron del Brighton ha espresso poca comprensione per i club che violano le regole sulla Profitability and Sustainability (PSR) o che sostengono di essere costretti a vendere i propri giovani per rispettarle: «Nessuna competizione può funzionare se le regole vengono infrante. Si dice spesso che il sistema non funzioni perché costringe le società a vendere i prodotti del vivaio: è completamente falso. Non sei obbligato a vendere giocatori cresciuti nel club, devi solo organizzare le tue finanze in modo da non superare i limiti. È un argomento fallace che ho sentito molte volte, ma non ha alcun senso»”.