Chiedi chi era Mino Raiola, il podcast che sta sbancando in Olanda. “La casa della famiglia è piena di sue foto con candele accese”

Al Telegraaf il giornalista Van Gorp (che ha realizzato il podcast) racconta il dietro le quinte di "Mino's Imperium”, l'incontro casuale col fratello Massimo a Minori, e tanto altro

Raiola

Mg Milano 13/02/2011 - campionato di calcio serie A / Milan-Parma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Mino Raiola

Il giornalista olandese Guido van Gorp ha creato il podcast di successo “Mino’s Imperium” (primo in Olanda nella classifica dei podcast), dedicato allo scomparso Mino Raiola; nel contenuto, Van Gorp cerca di capire come sia diventato uno dei più grandi agenti del mondo. E al Telegraaf racconta com’è nato, soprattutto l’incontro con il fratello di Mino, Massimo, avvenuto a Maiori.

Alla scoperta di Mino Raiola: il viaggio raccontato dal giornalista e podcaster Van Gorp

Il Telegraaf comincia proprio dall’avventura a Minori (paesino della costiera amalfitana, provincia di Salerno) dove il podcaster incontra il fratello:

Il giornalista si trova in Corso Vittorio Emanuele, la via principale di Minori, sulla Costiera Amalfitana. Van Gorp, accompagnato dal suo cameraman e fonico Frederick Mansell, non sarebbe dovuto essere lì. Ma il destino ha voluto che un appuntamento con l’ex direttore tecnico della Salernitana quel giorno fosse annullato. Van Gorp decide di sfruttare la giornata e organizza una visita a Minori: «Avevo letto da qualche parte che la famiglia Raiola andava in vacanza lì». Quella decisione sarebbe stata decisiva per il podcast “Mino’s Imperium”. Sul Corso, Van Gorp vede un uomo che cammina, che somigliava a Mino Raiola; era Massimo, il fratello. Van Gorp sa che è un’occasione d’oro per entrare in contatto con la famiglia. «Gli chiederò: posso parlarti? Poi potrà decidere se vuole o meno». Con sua sorpresa, una voce al citofono gli dice di salire. «Era una tipica casa italiana, con aria condizionata, piastrelle bianche e mobili marroni. Quadri con limoni raffigurati alle pareti. E ovunque nel soggiorno c’erano foto di Mino. Con candele accese accanto».

Van Gorp si siede con Massimo Raiola sul divano. «È stato molto aperto e ha parlato di suo fratello in un modo molto bello. L’ho interrotto e gli ho detto: “Siamo qui per fare un podcast. Posso intervistarti?” Lui mi ha risposto: “Sì, va bene”. Non volevo solo storie di calciatori e dirigenti. Volevo anche capire da dove provenisse letteralmente Mino. Da che tipo di famiglia, come lo consideravano come persona». Massimo ha rivelato: «Credetemi, noi come famiglia abbiamo ricevuto tantissime richieste di parlare di Mino. Ma non ne parliamo. È tutto ancora troppo fresco. È difficile. Siamo molto protettivi nei suoi confronti. Ma state gestendo tutto proprio come avrebbe fatto Mino. Anche lui se n’è andato senza paura, a volte persino senza un piano. Ecco perché accetto quest’intervista».

Van Gorp ha parlato con numerosi calciatori per conoscere Mino, con suoi sostenitori e suoi nemici. «Non mi interessavano le etichette che gli avevano messo, volevo sapere com’è diventato il super agente di Ibrahimovic, Pogba e Haaland». Non tutte le sue domande hanno trovato risposta, ammette Van Gorp. Ma alla fine la domanda su come abbia costruito il suo impero ha trovato risposta.

L’aiuto di Massimo si è rivelato cruciale: «Per la famiglia divenne perfettamente normale che le star più famose passassero a trovarlo». La morte di Raiola è stata misteriosa quanto Mino: «Alla fine si è scoperto che il suo braccio destro, Rafaela Pimenta,maveva pubblicato il messaggio sui social, ‘nello spirito di Mino’, per così dire» (perciò la notizia della sua morte fu data quando era ancora in vita, ndr). Durante una visita a Fabio, cugino di Mino Raiola che vive ad Haarlem, il giornalista si è imbattuto in un vero tesoro: «Fabio ha detto di avere ancora due scatole di Mino in soffitta, di cui non conosceva il contenuto. Si è scoperto che si trattava di un’enorme collezione di camicie e altri vestiti. Una delle maglie era quella del Padova di Leonard van Utrecht, il primo calciatore che reclutò. Ma c’erano anche le maglie autografate di Ibra, di Vink e una cravatta del presidente del Monaco».

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