Minguella ricorda il giovane Messi: «prendeva la palla e andava dritto verso la porta avversaria lasciando gli altri indietro»
In un’intervista a El País, l'agente ricorda l’arrivo di Messi al Barça. Sulla videocassetta che ne rivelò il talento: «prendeva la palla e andava dritto verso la porta avversaria lasciando gli altri indietro. Può sembrare molto semplice, ma era qualcosa di totalmente diverso».

Argentina's forward #10 Lionel Messi sits on the ground during the Qatar 2022 World Cup Group C football match between Argentina and Saudi Arabia at the Lusail Stadium in Lusail, north of Doha on November 22, 2022. (Photo by Odd ANDERSEN / AFP)
Dopo aver ricordato Maradona come «l’aldilà del calcio», Jose Maria Minguella torna su un altro momento decisivo della sua carriera: l’arrivo di Lionel Messi al Barcellona. Nell’intervista a El País, l’ex agente ricostruisce come scoprì il talento di un ragazzino di Rosario, le esitazioni del club davanti alla sua minuta corporatura, l’aneddoto dei “maccheroni” raccontato dalla compagna Orquidea Pimentel e il celebre contratto improvvisato su un tovagliolo che cambiò per sempre la storia del Barça.
La scoperta di Messi:
Minguella racconta a El País: «E allora successe che mi chiamò un avvocato argentino che lavorava con me e mi disse che c’era un bambino che bisognava aiutarlo, che non so cosa e così via». Un giorno, nell’ufficio di Barcellona, a Minguella arrivò una videocassetta con le azioni di un ragazzino minuto e dai capelli lunghi di Rosario, che lo storico agente rievoca così: «Nei video che ci arrivavano era normale vedere ragazzi fare giochetti con il pallone, e solo da quello non si capiva niente. Ma in quello di Leo si vedeva qualcosa che mi colpì: prendeva la palla e andava dritto verso la porta avversaria lasciando gli altri indietro. Può sembrare molto semplice, ma era qualcosa di totalmente diverso». Allora Minguella disse: «Bisogna portarlo qui», e organizzò il viaggio della famiglia Messi, inviando i biglietti per far sì che il ragazzo potesse presentarsi ai test con il Barcellona.
Messi al Barcellona:
Minguella racconta le reazioni degli allenatori: «Alcuni dicevano che era un fenomeno, altri che era così minuto che lo avrebbero potuto stendere con un calcio. E intanto il padre diventava impaziente. Allora andai a parlare con Charly Rexach, che era direttore sportivo della prima squadra, e gli dissi: Ascolta, Charly, ho qui questo bambino che ho portato dall’Argentina e dovete decidervi se lo volete o lo rimandiamo indietro. E Charly mi disse: Aspetta, aspetta. Organizzò una partita di prova con ragazzi di un anno più grandi di Leo per vedere come rispondeva il ragazzo. Lo vide e disse: Questo ragazzo deve restare! Ed è così che Leo Messi rimase al Barcellona e non tornò su un aereo a Buenos Aires».
L’accordo su un tovagliolo di carta:
Per rassicurare il padre di Messi dopo la prova, Minguella spinse Rexach a mettere per iscritto l’impegno del Barcellona. Mancando un documento ufficiale, si ricorse a un semplice tovagliolo. «Uno di quelli di carta morbida», racconta. Quel foglio improvvisato, destinato a diventare celebre, fu poi conservato da Horacio Gaggioli e, anni più tardi, messo all’asta, scatenando la dura reazione di Minguella, convinto che dovesse finire nel museo del Barça: «Mi sentii in colpa perché qualcuno che era il mio assistente si era tenuto il tovagliolo e poi lo aveva messo all’asta, e io andai in un programma a inveire. Poi mi fece causa per diffamazione o qualcosa del genere e chiese un risarcimento, e la questione è in tribunale e non so quanti, ma ehi, non mi interessa».
L’aneddoto dei maccheroni:
Orquidea Pimentel, compagna di vita di Minguella, racconta un aneddoto sul giovane Messi. Una volta invitarono la famiglia Messi a casa loro e lei disse al ragazzo: «Ti ho fatto i maccheroni, se ti va di più, li vuoi? Lui disse di sì, gli servii un bel piatto di maccheroni, lui abbassò la testa e mangiò, mangiò, e non la alzò fino a quando non li ebbe finiti. Io rimasi lì in piedi a guardarlo mangiare, e alla fine gli dissi: Ne vuoi ancora? E lui mi guardò e disse: Sì, ne voglio ancora. E gli servii un altro piatto più o meno uguale di grandezza e se lo mangiò tutto. Poi José María raccontò l’aneddoto in qualche programma o qualcosa del genere e i maccheroni di Messi diventarono famosi».











