Mancini: «Mi dicevo “non sarai mai un calciatore”, sono un sopravvissuto. L’amicizia nel calcio? Non è facile»
Al Corsport: «Ho fatto una fatica bestiale a marcare Higuain. Mai discusso con Gasperini, è il più grande insegnante di calcio e tattica che abbia mai avuto»

Dc Roma 06/04/2024 - campionato di calcio serie A / Roma-Lazio / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: Gianluca Mancini
Mancini: «Mi dicevo “non sarai mai un calciatore”, sono un sopravvissuto. L’amicizia nel calcio? Non è facile»
Gianluca Mancini, difensore e bandiera della Roma, intervistato dal Corriere dello Sport a firma Giorgio Marota.
Una volta raccontò che da ragazzino, nel vivaio della Fiorentina, rischiava di essere tagliato ogni anno. L’Italia non è un paese per giovani.
«Dai 9 ai 19 anni giocavo poco, è vero. Mi dicevo “non sarai mai un calciatore”. Non è facile resistere, devi essere forte di testa. Diciamo che sono un sopravvissuto. Anche grazie a quella vocina che continua a salirmi su dallo stomaco».
E cosa le dice?
«Non mollare, non smettere di pensare che davanti a te c’è sempre una salita. Sai, bisogna avere anche un po’ di paura per andare avanti. Parlo della paura di perdere tutto, che tutto questo un giorno finisca».
Cos’è il derby per Mancini?
«Lo stomaco che frulla, l’attesa che quasi ti uccide. Pensi, io ho debuttato con la Roma in un derby. La rivalità ti logora, quella partita ti toglie il sonno, vivi una settimana da incubo e non vedi l’ora che inizi».
Di solito che metodi utilizza per allentare la tensione?
«Non la allento mica. Sul pullman metto la playlist “allenamento forte”. Sento solo “bum bum bum”. E nel frattempo giro nella mia testa il film della partita che sto per giocare».
Mancini e la fatica di marcare Higuain
L’attaccante che l’ha snervata di più?
«Ho fatto una fatica bestiale a marcare Higuain»
E nell’ultimo campionato?
«Moise Kean, tostissimo. Non si ferma un attimo».
Si è detto che a Bergamo qualche volta discuteva con Gasperini.
«Mai vero. Quando sono venuto alla Roma è stata la prima persona che ho chiamato. Io so cos’è la gratitudine»
Che tipo è Gasp?
Mancini: «Il più grande insegnante di calcio e tattica che io abbia mai avuto. In campo è un martello, è molto esigente e non cerca mai alibi. Con lui alzi l’asticella, è inevitabile».
Cos’è stato invece Mourinho per la sua carriera?
«Un mostro che è arrivato e mi ha fatto dire “sì, lui può cambiare la mia storia e quella di tutti noi”. José ci ha dato carisma, mentalità, convinzioni. In campo ero il suo condottiero, a volte ho esagerato andando un po’ oltre… ma lo facevo perché sentivo che lui ci avrebbe portati alla vittoria».
Esiste l’amicizia vera nel calcio?
Mancini: «Eh, non è mica facile. Ma io ho due amici che sono come due fratelli: con Leonardo Spinazzola ci completiamo, il destino ci ha separati alla nascita e poi ci ha fatti ritrovare. E poi c’è Lorenzo Pellegrini, con il quale condivido tutto».